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Sulle scuole private l'assurdo razzismo della sinistra cieca

A Bologna il referendum per eliminare i fondi agli asili paritari: la sinistra si accanisce contro ciò che non è statale

Sulle scuole private l'assurdo razzismo della sinistra cieca

Il professor Stefano Rodotà interviene ieri sul Corriere della Sera e appoggia il referendum bolognese col quale si chiede ai cittadini di abolire i finanziamenti pubblici alle scuole private (paritarie).

Egli si appella alla Costituzione che recita: sì all'istruzione non pubblica a condizione che essa non comporti oneri per lo Stato. Più chiari di così si muore. E aggiunge: rispettare i principi fondanti la Repubblica anche se ciò può creare problemi al bilancio. La convenienza è l'ultima cosa che conta.

Quella di Rodotà è un'opinione. Quindi discutibile. Infatti il professore sorvola su una questione non secondaria. Tutti gli italiani - in teoria - sono obbligati a versare le tasse. Con i proventi delle quali si provvede ad alimentare la macchina complessa dello Stato, comprese le rotelle arrugginite dell'istruzione: dalla materna all'università. In altri termini, dalla fiscalità generale si prelevano i quattrini per retribuire gli insegnanti, tenere in ordine gli edifici e dare impulso alle attività didattiche.

Domanda rivolta a Stefano Rodotà: se io scelgo di iscrivere i miei figli a un istituto privato, e saldo la retta annuale fino all'ultimo centesimo, di fatto togliendomi dal carrozzone pubblico (statale o comunale), perché oltre a quell'istituto privato devo pagare anche la quota d'imposta relativa al funzionamento del carrozzone su cui ho rifiutato di salire? Se la scelta della scuola è facoltativa, come previsto dalla Costituzione, e io opto per quella - poniamo - religiosa, giusto che mi carichi personalmente della retta. Fin qui ci siamo. Ma perché dovrei pagare anche le tasse per contribuire a tenere in piedi la scuola pubblica di cui non usufruisco?

Immagino la sua risposta: affari suoi. Nossignori. È iniquo il fatto che io paghi due scuole quando ne utilizzo una sola. O ne pago una o pago l'altra. Ecco perché finora lo Stato ha finanziato le private, pochi soldi in verità: si trattava (si tratta) di compensare almeno in parte il disavanzo provocato dalla non completa copertura delle spese gestionali degli istituti privati mediante le rette sborsate dai genitori dei ragazzi che li frequentano. E questo sarebbe un onere per lo Stato? È solo un parziale indennizzo, un contentino finalizzato a non fare pesare tutti i costi sulle tasche delle famiglie.

Lei professore obietterà che i genitori non sono costretti ad affidare l'educazione dei propri figli ai preti. Allora le dico che la libertà d'istruzione non è tale se esercitandola in favore del settore privato sono tenuto a pagare non solo questo, ma anche quello pubblico. Facciamo una cosa: lo Stato mi solleva dai tributi che mi preleva per il mantenimento del settore pubblico e io ne girerò il corrispettivo a quello privato che mi fornisce un servizio a me più gradito. Solo così si possono cancellare i finanziamenti. Le farei notare, caro Rodotà, che nel campo della sanità vige un sistema che andrebbe adottato anche dall'istruzione.

Se mi ammalo, ho due possibilità: farmi curare in un ospedale pubblico oppure in uno privato. In entrambi i casi, per effetto delle convenzioni, non sarò io a onorare le fatture delle prestazioni, bensì la mutua (la Regione). Mi spieghi perché ciò non debba valere per le opzioni scolastiche? È incomprensibile questo accanimento contro ogni tipo di istruzione che non sia quella, pessima, statale.

Non si trascuri poi una considerazione ovvia ma basilare. Gli asili sono stati inventati dalle parrocchie. Lo sanno tutti. I comuni sono arrivati anni e anni dopo, e con risultati penosi sia dal punto di vista economico sia da quello qualitativo. E lei, privando quelli che vanno bene di un piccolo contributo, li cancella o ne addossa tutte le spese ai genitori? Le sembra un'operazione intelligente? Socialmente apprezzabile? Immagino infine sia consapevole che se domani mattina, in seguito a un referendum esiziale, si eliminasse a livello nazionale ogni istituto privato, si paralizzerebbe l'intero ambaradan educativo italiano. Già. Lo Stato non è in grado di supplire... alla supplenza dei preti e delle monache. Che sono più bravi, oculati ed efficienti della pletora di insegnanti e bidelli (a che servono i bidelli?) pubblici. Parola di miscredente.

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