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"È lontano". L'Italia dà un porto ai migranti, le Ong si lamentano lo stesso

Alla nave Ocean Viking e alla Geo Barents assegnato il porto di Ancona: ora le ong piagnucolano per la distanza dello scalo marittimo

"Troppo lontano". L'Italia dà un porto ai migranti, le Ong si lamentano lo stesso

La nave Ocean Viking, che batte bandiera norvegese, da alcune ore viaggia con a bordo poco meno di 40 migranti frutto di un intervento effettuato in acque internazionali davanti alle coste libiche, dove le Ong usano stazionare. Le persone, per la precisione 37, si trovavano a bordo di un gommone che dalla Ong è stato definito in "cattivo stato". Prese a bordo dalla nave Ocean Viking, hanno toccato come primo Paese quello battente bandiera, ossia la Norvegia, dettaglio non trascurabile con il nuovo regolamento introdotto dal governo italiano. Nel pieno rispetto degli obblighi di assistenza e soccorso, l'Italia ha assegnato alla nave il porto sicuro, che questa volta è stato individuato ad Ancona. In queste ore la Geo Barents ha recuperato altri 73 migranti e anche a loro è stato assegnato lo stesso porto marchigiano.

Il decreto Piantedosi con le nuove regole e il codice di regolamentazione per le Ong è entrato ufficialmente in vigore alle 00.01 del 3 gennaio dopo la firma di Sergio Mattarella. Nel decreto è previsto che le navi chiedano il porto immediatamente dopo il primo intervento e che si dirigano verso la destinazione indicata senza effettuare deviazioni di rotta per successivi interventi. Inoltre, nel decreto viene indicato che, una volta assegnato il porto in Italia, i migranti a bordo inoltrino la domanda di asilo politico già mentre sono a bordo, con conseguente identificazione. Nei giorni scorsi, un cartello di una ventina di Ong ha redatto e sottoscritto un documento col quale il decreto viene duramente contestato e col quale si chiede il ritiro immediato del provvedimento.

Ovviamente, il governo difende il suo lavoro, che mira a ridurre le partenze e, di conseguenza, le morti in mare, proteggendo di conseguenza i confini italiani e quelli europei meridionali. L'arroganza con la quale le Ong hanno sempre avanzato la pretesa di agire al di sopra della sovranità italiana non viene più tollerata dal governo e questo decreto lo dimostra, dando il via a un vero e proprio braccio di ferro con le organizzazioni non governative, che hanno già dichiarato di non avere intenzione di dar seguito al provvedimento. A seguito dell'intervento in mare con il quale sono stati presi a bordo 37 migranti, l'equipaggio della Ocean Viking ha ottenuto il porto marchigiano di Ancona, nel mar Adriatico. Un porto che evidentemente, non soddisfa la Ong Sos Mediterranee, che si è lamentata per la distanza: "Il porto è 1.575 km distante dall'area di operazioni, a 4 giorni di navigazione. Le previsioni meteo sono in peggioramento da domenica notte, esponendo i naufraghi a forti venti ed a mare agitato".

Anche Medici senza frontiere ha avuto di che lamentarsi per l'assegnazione del porto: "Ancona si trova nel centro-est dell’Italia, il che richiederà 3,5 giorni di navigazione con condizioni pessime. Alcuni porti dell’Italia meridionale potrebbero essere assegnati come luogo sicuro per sbarcare quanto prima i sopravvissuti. Anche l’assegnazione di un porto distante va contro il migliore interesse dei sopravvissuti, poiché l’esposizione a condizioni meteorologiche avverse nei prossimi giorni durante la navigazione verso Ancona avrà un impatto sulla salute fisica e mentale. Considerando la nostra distanza da Ancona, il tempo necessario per raggiungere quel porto e la disponibilità di altri porti idonei molto più vicini alla nostra posizione attuale, chiediamo al Viminale di assegnarci un porto più vicino".

Ora le Ong devono esporsi ed essere chiare: vogliono un porto sicuro per i migranti che prendono a bordo o vogliono un porto comodo? O, semplicemente, vogliono sbarcare in Italia alle loro condizioni? Di porti sicuri e comodi ce ne sono diversi nel Mediterraneo per le Ong, che potrebbero anche far rotta per la Tunisia, Paese senza criticità e a breve distanza di navigazione dalle acque internazionali in cui sono solite operare. Ci sono, poi, i porti della Corsica, raggiungibili in tempi più brevi rispetto a quello di Ancona, Ravenna e Livorno, solo per citare tre degli ultimi assegnati dal governo italiani. Come mai le Ong continuano a scegliere l'Italia come prima scelta per chiedere un porto, nonostante sia chiaro quale sia lo schema? Per molti anni, le navi della flotta civile sono state abituate a fare il bello e cattivo tempo, sbarcando in Sicilia e in Calabria, due regioni ormai al collasso.

Ora, però, la musica è cambiata.

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