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Ulisse Di Giacomo: ecco chi prende il posto di Berlusconi

Sessantatre anni, ex assessore alla Sanità nella regione Molise, siederà a Palazzo Madama

Ulisse Di Giacomo: ecco chi prende il posto di Berlusconi

Ulisse torna a Itaca. Ma al contrario del personaggio mitologico che lottò con le sue forze per rientrare nella sua terra natìa, Ulisse Di Giacomo non ha deciso del proprio destino. Per far ritorno alla sua Itaca, cioè lo scranno del Senato, aveva sperato che l'orda giustizialista del Parlamento avesse la meglio su Silvio Berlusconi. Mors tua vita mea, insomma. E alla fine c'è riuscito. Essendo il primo dei non eletti tra le fila del Pdl in Molise, con la decadenza del Cavaliere per il coordinatore regionale del Pdl si spalancano le porte di Palazzo Madama.

L'Ulisse contemporaneo spera nell'ausilio della dea Atena (la Giunta per le immunità) e conta di non trovare lungo il cammino nessun dio avverso, nessun Poseidone (o franco tiratore) che in Aula poi decida di placare il vento alla sua poppa. L'unica cosa che Di Giacomo può fare - e che fa con grande ardore - è far valere le proprie ragioni e tuonare contro il suo "avversario". Non per nulla si è presentato come "controparte" in Giunta. "Se Berlusconi fosse stato sottoposto alla decisione di un giudice terzo e imparziale non sarebbe più senatore, la sentenza è granitica, il Consiglio di Stato ha già chiarito tutto: la legge Severino si applica anche nel suo caso. Non vedo perché debba ricevere un trattamento diverso rispetto ad altri cittadini", ha dichiarato l’avvocato Salvatore Di Pardo, legale di Ulisse Di Giacomo. Anche il diretto interessato, intervistato dal Messaggero, ha tenuto a precisare, dando per scontata la sua entrata in Senato, che "mi limiterò a rappresentare il Molise, questo è il mio dovere, negli ultimi due mesi non ho compreso né condiviso il percorso del Pdl, né le posizioni estremistiche che non fanno parte del nostro dna".

Sono lontani i tempi del sodalizio con Berlusconi. Basti ricordare che il 6 dicembre dell'anno scorso, Di Girolamo fu tra i firmatari di una nota scritta da un gruppo di senatori che chiedevano con forza il ritorno in campo del Cavaliere: "È giunta l'ora che il Presidente Silvio Berlusconi si riprenda la responsabilità di guidare il centrodestra al governo del Paese dopo un anno di depressione e di tasse che hanno falcidiato le famiglie e le imprese della nostra nazione. Il presidente Berlusconi deve compiere un ulteriore gesto di affetto per gli interessi della nazione; siamo certi che gli italiani gliene saranno riconoscenti''. Quando la decadenza di Berlusconi ha cominciato a farsi più concreta, Di Girolamo si è mostrato quasi dispiaciuto.

Ad agosto, in una intervista al Corriere della Sera, dichiarava: "Non è questo il percorso che avevo immaginato. Andrei in Senato con amarezza'', aggiungendo però un velo di polemica nei confronti della decisione del Cavaliere di scegliere la sua circoscrizione elettorale ''perché ha privato una regione già piccola, depressa e maltrattata di un seggio, mentre ci sono circoscrizioni che eleggono decine di parlamentari, allora non mi arrivò una telefonata di Berlusconi, né di Alfano, nessuno mi ha spiegato perché. Forse non mi era dovuta una giustificazione, ma dopo anni alla guida del Pdl in Molise mi sarei aspettato un segnale di attenzione, non dico da Berlusconi ma almeno dal partito''. Erano le prime avvisaglie di un rancore pronto a diventare rivalsa? Fatto sta che un mese dopo Ulisse Di Giacomo aggiungeva: "'La mia presenza in Parlamento sarebbe per me motivo di onore. Invece del Molise, Berlusconi poteva optare dove c'erano 24 eletti. Questa scelta ha pesato su di me dal punto di vista psicologico. La Regione non l'ha digerita, si è sentita defraudata''. Infine l'ultima bacchettata pochi giorni fa: "Il PdL è morto. Quello che è rimasto è irresponsabilità ai limiti dell'eversione. Con ancora maggior convinzione venerdì saremo in Giunta delle elezioni per difendere la legalità e lo stato di diritto contro gli interessi personali di una sola persona. Non aderirò a Forza Italia. Resto nel campo dei moderati". E ancora: "Chi ha scelto di effettuare una frode fiscale ed è stato condannato a scontare 4 anni di carcere non ha i requisiti morali che sono necessari per sedere in Parlamento". Insomma, l'ultima estromissione dal Senato non gli è andata giù. Come ha dichiarato oggi all'Huffington Post, quella "è stata una pugnalata".

E lui non l'ha dimenticata.

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