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Un'intesa tira l'altra: ora tocca alla giustizia

Renzi e Berlusconi hanno fatto un miracolo sulla legge elettorale. Ora ci salvino anche dagli orrori dei tribunali

Un'intesa tira l'altra: ora tocca alla giustizia

Apertura dell'anno giudiziario. Cerimonie solenni. Chiacchiere infinite, il solito refrain. Ad ascoltare certi discorsi, uno che non sappia come effettivamente vadano le cose ha l'impressione che l'Italia sia ancora, come si diceva incautamente una volta, la culla del diritto. Invece ne è la tomba, e chiunque osservi la realtà con disincanto se ne rende conto. Gli errori e gli orrori commessi dai tribunali di vario grado sono innumerevoli. Ovvio, gli uomini - tutti gli uomini - sbagliano, quindi sbagliano anche i giudici. Meno ovvio è il fatto che costoro, quando calpestano una buccia di banana, a differenza di qualunque altro individuo (medici compresi) non pagano di tasca propria.

Al loro posto dovrebbe pagare lo Stato. Il quale però, non essendo in condizione di saldare i debiti con i propri fornitori (che vantano crediti per miliardi e miliardi), figuriamoci se risarcisce coloro che hanno subìto dei torti, talvolta gravissimi, avendo patito immotivatamente l'umiliazione del carcere, autentiche persecuzioni, condanne gratuite e sofferenze indicibili. L'impunità dei magistrati, oltre a essere assurda, è un incentivo all'imprudenza dei medesimi quando si tratta, per esempio, di infliggere a un indagato la cosiddetta custodia cautelare, un'espressione gentile che definisce eufemisticamente una barbarie, in molti casi.

Cito un episodio emblematico. Silvio Scaglia, patron di Fastweb, fu arrestato e incarcerato, poi venne assolto. Meno male. Occhio: egli era all'estero quando seppe di essere sotto inchiesta. Rimpatriò di propria iniziativa. Ma lo misero dentro lo stesso temendo che potesse fuggire, inquinare le prove e reiterare il reato. Obiezione: se uno si consegna spontaneamente all'autorità giudiziaria si vede che non ha intenzione di tagliare la corda. E se uno non lavora più nell'azienda in cui avrebbe combinato delle porcherie, come fa a reiterare il reato attribuitogli? E come fa a inquinare le prove se non può nemmeno mettere piede in ufficio né accedere agli archivi dove sono depositate le carte? Nonostante ciò, Scaglia fu ingabbiato.
Senza arroganza, domando a lorsignori: che senso aveva tanta severità nei confronti del sullodato dirigente, poi rivelatosi innocente? I fenomeni provocati dalla malagiustizia sono stati raccontati in ogni salsa. Avrebbero dovuto dare una scossa al potere legislativo e indurlo a riformare il sistema, marcio da anni. Non è successo niente. Ce la prendiamo con i magistrati che, frattanto, si sono «allargati» diventando - nel bene e soprattutto nel male - protagonisti della vita nazionale. Ma, parliamoci chiaro, che colpa ne hanno loro se il Parlamento non si occupa di rivedere i confini entro i quali possono esercitare la propria discrezionalità nell'interpretare i codici?

Da lustri si predica la necessità di riformare la giustizia, rendendola più giusta e più efficiente. Un bla bla che non ha mai avuto un seguito sul piano pratico. Cosicché anche noi, come le toghe, ogni due per tre ci lagniamo, imprechiamo, sollecitiamo interventi: ma le auspicate riforme restano lettera morta perché la politica è un cadavere irrigidito da tempo. Nell'attuale situazione di stallo politici e magistrati si scambiano accuse che complicano la crisi. Perfino il sovraffollamento disumano delle carceri non trova soluzione, nonostante se ne discuta da decenni.

Ora tuttavia si è acceso un lume di speranza e vogliamo credere che non sia l'ennesima illusione. Ci riferiamo all'accordo tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi circa la nuova legge elettorale, la modifica del titolo V della Costituzione e la soppressione del bicameralismo perfetto. È poco, ma è molto di più dello zero fin qui totalizzato dai nostri mastodontici e pigri apparati. Se fosse l'inizio di una svolta saremmo lieti, perché anche le riforme sono come le ciliegie: una tira l'altra. Chissà che il Parlamento non ci prenda gusto e vada avanti speditamente, arrivando a correggere la giustizia, che non sta a cuore soltanto a Berlusconi, ma a chiunque abbia avuto a che fare con essa.

Saremo dei pazzi, ma rimaniamo in fiduciosa attesa di un miracolo.

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