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"Uno vale uno? Messaggio sbagliato". Conte archivia lo slogan di Grillo

"Non significa che se devi assegnare un incarico così complicato e pubblico ci può andare chiunque", spiega il leader dei 5 Stelle che getta così a mare un pilastro fondamentale nella storia pentastellata

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A poco a poco Giuseppe Conte sta smantellando le basi originarie su cui si è fondato il Movimento 5 Stelle. Dopo avere abolito i vari "Vaffa" - preferendo al loro posto una più elegante pochette - l'ex presidente del Consiglio prosegue con la sua de-grillizzazione linguistica smentendo un altro slogan che aveva caratterizzato la campagna elettorale dei pentastellati in tutte le loro forme, ovvero: "Uno vale uno". Questa frase dovrà essere in qualche modo riformulata, assicura. "Questa cosa che abbiamo detto in passato - precisa durante il suo intervento all'assemblea regionale Lombardia, in corso a Milano - non significa che se devi assegnare un incarico così complicato e pubblico ci può andare chiunque; questo è un messaggio sbagliato". Ecco allora quella che dovrebbe essere la nuova "spiegazione": con la formula "uno vale uno" s'intende che "la nostra deve essere una comunità in cui tutti devono potere contare".

Immediatamente è scattato un fragoroso applauso nella sala da parte degli attivisti, che hanno rivolto tutto il loro apprezzamento per le parole di Conte e, di conseguenza, un disprezzo sempre pressoché celato nei confronti del motto tanto declamato per quindici anni. "Noi dobbiamo continuare a votare online - prosegue poi Giuseppi -. Dobbiamo consentire a differenza degli altri, anche all'ultimo non iscritto, di poter partecipare alle decisioni più importanti, che continueranno ad essere decise online", è il suo grido di orgoglio. Ecco perché bisogna "sfruttare una piattaforma, che abbiamo già usato e che stiamo perfezionando sempre di più, in modo da dare la possibilità a tutti di votare, ma anche di partecipare".

Conte sprona la platea presente indicando la strada da scegliere: "Se gli elettori devono votare noi lo devono fare perché gli dobbiamo garantire sempre una capacità di guardare all'interesse delle comunità e non ai nostri interessi personali". E se votano i 5 Stelle "è perché devono avere un movimento sempre innovatore e dobbiamo studiare tanto per fare questo". Poi, la rivendicazione dell'identità dei grillini, per quanto tirata un po' per i capelli: "Ci dicono che non studiamo, ma mediamente siamo quelli che studiano di più; ci hanno detto 'scappati di casa', ma poi succede che gli altri fanno a gara per prendersi i nostri parlamentari che vivono la debolezza della fine di un incarico politico". Infine, la ripetizione per l'ennesima volta della promessa ormai in voga da tre anni, ovvero quella della costruzione dei gruppi territoriali, in modo da "piantare salde radici città per città e far crescere la partecipazione dal basso e offrire una prospettiva concreta a chi vuole impegnarsi a favore della propria comunità per la sanità, l'ambiente, la qualità della vita".

Le prossime elezioni amministrative daranno il loro responso.

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