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Vannacci sospeso a metà stipendio. "Ma resta libero di candidarsi"

"Vado avanti più di prima e continuo a divulgare il mio libro" dichiara al Giornale il generale Roberto Vannacci

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«Vado avanti più di prima e continuo a divulgare il mio libro» dichiara al Giornale il generale Roberto Vannacci, dopo la «sentenza» di sospensione per 11 mesi dal servizio in seguito al procedimento disciplinare della Difesa. «Non parlo, come sempre, di questioni di servizio, ma posso dire che negli ultimi giorni le vendite del Mondo al contrario sono quadruplicate a livello quotidiano» rivela l'alto ufficiale, che non indietreggia di un passo. «Dal 12 marzo uscirà anche il nuovo libro che presenterò come il primo» conferma al Giornale. «Con l'avvocato farò ricorso in tutte le sedi possibili e immaginabili. Vinceremo» conferma il generale. Sulla sua pagina Facebook ha postato questo annuncio: «Sempre più sereno... E avanti con più forza e più entusiasmo! Grazie per la vicinanza».

L'attesa «scure» della Difesa per Il mondo al contrario è calata sulla testa del generale con un provvedimento pesante, superiore o simile a casi di militari accusati di furto o che detenevano droga. «Il ministro della Difesa (...) ha irrogato al generale Roberto Vannacci la sanzione della sospensione disciplinare dall'impiego per 11 mesi, con conseguente uguale detrazione di anzianità e dimezzamento dello stipendio» recita una nota del legale dell'alto ufficiale, Giorgio Carta. La sanzione stigmatizza le circostanze della pubblicazione del libro che avrebbe asseritamente denotato «carenza del senso di responsabilità» e determinato una «lesione al principio di neutralità/terzietà della Forza Armata», «compromettendo il prestigio e la reputazione dell'Amministrazione di appartenenza e ingenerando possibili effetti emulativi dirompenti e divisivi nell'ambito della compagine militare» continua la nota. Vannacci presenterà ricorso al Tar del Lazio chiedendo che il provvedimento venga sospeso perchè in «contrasto con il diritto alla libera manifestazione del pensiero garantito a tutti i cittadini, compresi i militari».

La Difesa, in una nota, descrive le tappe ed elenca gli inquisitori di Vannacci: all'inizio Pietro Serino, Capo di stato maggiore dell'esercito che ha incaricato il generale Carlo Lamanna per la prima inchiesta sommaria. Una volta conclusa Serino, tramite il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Giuseppe Cavo Dragone, ha proposto al ministro di andare avanti.

Crosetto ha specificato, interpellato alla Camera, «che si tratta di procedimenti nati mesi fa» quindi non a orologeria. La notifica al generale è arrivata martedì. Il massimo previsto, come sospensione, è di 12 mesi e a Vannacci hanno affibbiato appena uno in meno. L'Ordinamento militare prevede, come sanzione più grave, solo «la perdita del grado per rimozione». Per 11 mesi avrà dimezzato lo stipendio che per i generali a due stelle, è di 107.700 euro lordi l'anno compresa la tredicesima. Un colpo non indifferente, ma per un paracadutista come Vannacci è inaccettabile il marchio della sanzione. «Sarebbe devastante per un caporale figuriamoci per un generale» spiega chi conosce il caso. Vannacci ha 60 giorni per il ricorso al Tar. La fase di merito per arrivare ad una sentenza può durare anni. In altri casi un finanziere colpevole di furto e detenzione di droga è stato sospeso per 12 mesi. Un sottufficiale dell'esercito nel 2020 è riuscito ad evitare la rimozione del grado, nonostante pesanti accuse non provate a vari comandanti: «Le critiche formulate erano espressione del suo legittimo esercizio della libertà di manifestazione del pensiero».

Vannacci fra 11 mesi potrà rientrare in servizio, se sopravviverà all'accanimento giudiziario: il sostituto procuratore di Roma, Erminio Amelio, ha deciso di acquisire il provvedimento di sospensione. A piazzale Clodio intanto è stato avviato un procedimento per istigazione all'odio razziale. Nel frattempo il generale può candidarsi con la Lega alle europee rimanendo in aspettativa ed eventualmente rientrando in servizio dopo il mandato. La conferma arriva dalla Difesa: «Le sanzioni disciplinari (...

) non compromettono in alcun modo i diritti civili e politici del militare sanzionato, ivi inclusa l'eventuale candidatura per le consultazioni elettorali di qualsiasi tipo».

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