Politica

Voto subito o nel 2015, Camere nel caos

I partiti spiazzati litigano già sulle conseguenze della sentenza e sul nuovo sistema elettorale

Voto subito o nel 2015, Camere nel caos

Roma - Il Parlamento si risveglia illegittimo. Un minuto dopo la notizia della sentenza della Consulta che boccia il Porcellum tra i parlamentari scatta la domanda delle domande: «E adesso ce ne andiamo tutti a casa?». Un quesito fatto cadere da alcuni con un sorriso, da altri con malcelata rabbia per una decisione che molti, al di là delle virgolette e del plauso ufficiale, definiscono senza mezzi termini una «invasione di campo».

Quel che è certo è che la bomba fatta cadere sulle Camere dalla Corte costituzionale scatena infiniti ragionamenti e calcoli sulle implicazioni possibili. «Qualunque cittadino adesso potrebbe svegliarsi la mattina e contestare, magari con un ricorso al Tar, un provvedimento approvato da un Parlamento sulla carta illegittimo», ragionano in molti. Una teoria suffragata dalle dichiarazioni del presidente emerito della Consulta, Capotosti, che ieri a Sky ha fatto notare come dal momento della pubblicazione della sentenza (verosimilmente tra tre settimane) ogni atto del Parlamento potrebbe essere ritenuto illegittimo e quindi non valido. Ma nei palazzi della politica, ora, le congetture sono diverse. Molti - compresi i diretti interessati - si chiedono cosa ne sarà dei 148 deputati del Pd eletti alla Camera con il premio di maggioranza. Anche perché in Giunta delle elezioni sono ancora in corso le convalide «e chi di noi» spiega un componente «si azzarderà a “certificare” un parlamentare eletto in base a quella parte della legge giudicata incostituzionale?».

Sullo sfondo già iniziano le prove di ricalcolo con una proiezione proporzionale sul voto di febbraio che vedrebbe la Camera composta da 192 deputati del Pd, 190 del Pdl, 166 di Grillo e 69 montiani. Insomma il rebus è pressoché indecifrabile. Tanto che perfino le prime indiscrezioni che filtrano dal Quirinale raccontano di un Giorgio Napolitano «preoccupato» per quella che viene vissuta come «una sconfitta della politica». Così come non si esclude un incontro tra il capo dello Stato e i presidenti delle Camere per valutare i mutati scenari. La reazione vera del Quirinale, tuttavia, dipenderà molto da quale dei possibili sviluppi avrà la sentenza. Le possibilità sono sostanzialmente tre: che le Camere vengano sciolte e che si vada subito a elezioni anticipate con il sistema elettorale precedente al Porcellum (ovvero il Mattarellum); che si proceda a una nuova legge elettorale nel più breve tempo possibile e che subito dopo il varo del provvedimento, si torni al voto; che si continui così per un anno e mezzo (fino al 2015, data indicata da Napolitano e Letta come traguardo per il governo) e che entro quella data si proceda alla nuova legge elettorale. È evidente che al Quirinale la prospettiva più gradita è la terza. La verità, però, è che nessuno oggi, in Parlamento e fuori, ha un'idea di ciò che accadrà perché la condizione che si è presentata è del tutto inedita.

Neanche i costituzionalisti sanno che fare e che dire. Figurarsi i politici. Infatti gli umori e le reazioni dei partiti sono variabili. Dal quartiere generale renziano arrivano segnali di malumore per una decisione che potrebbe rendere non percorribile a breve la via delle urne. Dario Nardella, ad esempio, invita il Parlamento a «lavorare anche a Natale per approvare una riforma». Tanto più che anche la famosa «reviviscenza», ovvero il ritorno automatico alla legge precedente, in questo caso il Mattarellum, appare di discutibile realizzazione, avendo esso al suo interno una quota del 25% di liste bloccate. Soddisfazione si coglie, invece, dalle parti di Enrico Letta. E anche Angelino Alfano definisce la bocciatura del Porcellum «un'ottima decisione: adesso bisogna procedere urgentemente a cambiare la legge elettorale». Quelli che si schierano con forza per il ritorno alle urne sono M5S e Forza Italia. «Il Porcellum è incostituzionale perciò i partiti, Letta e Napolitano non hanno più nessuna legittimità. Sono figli illegittimi della Repubblica. Si torni al Mattarellum, si sciolgano le Camere e si vada al voto. Non ci sono alternative» scrive Beppe Grillo. Una linea, quella del voto, sposata con toni differenti da Renato Brunetta. «La sentenza della Consulta delegittima politicamente chi siede oggi in Parlamento. Nessuno escluso. I nominati sono delegittimati una volta, chi poi siede al Senato e alla Camera grazie al premio di maggioranza, è delegittimato due volte. Conseguenza moralmente impegnativa sono le elezioni da indire il prima possibile, con una nuova legge elettorale da approvare al più presto. Berlusconi era l'unico il cui nome era nel simbolo, è l'unico non delegittimato. La preferenza per lui è stata espressa. Altro che decaduto». Un riferimento, quello al leader di Fi, ripreso anche da Daniela Santanchè. «Dopo Berlusconi, per mano di altri giudici, siamo tutti decaduti e illegittimi.

Compreso Napolitano».

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