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Walker Meghnagi: "Memoria usata come un bastone contro gli ebrei"

Il presidente della Comunità ebraica di Milano: "Il gioco è scoperto. Grazie al ministro che ha evitato un vilipendio"

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Walker Meghnagi, presidente della Comunità ebraica di Milano, i cortei contro Israele previsti per questo Giorno della memoria sono stati rinviati. Cosa ne pensa?

"Il ministro ha lavorato molto per trovare la soluzione opportuna e lo ringrazio, come ringrazio prefetto e questore. Questo giorno è un momento doloroso per noi, e sarebbe stato uno sfregio, un vilipendio, una manifestazione di quel tipo".

Qualcuno andrà in piazza comunque, trasgredendo...
"Questo la dice lunga. Noi italiani di religione ebraica rispettiamo Costituzione e leggi".

Il punto è il corteo «pro Palestina» come viene chiamato?
"No, ne hanno fatti già 13 o 14, uno in più non sarebbe stato un problema. Ma farlo proprio in questa giornata, usando le frasi di Primo Levi, è mettere le mani su una pagina terribile, e usarla a proprio piacimento per manipolare quel che sta succedendo e usarlo contro gli ebrei e contro le comunità ebraiche".

La narrazione deformante è questa: Israele sta compiendo un genocidio, o perfino una «seconda Shoah».
"Il gioco è questo, sì. Il giorno della memoria usato come un bastone contro gli ebrei. Ovviamente Israele non sta commettendo alcun genocidio, si difende da un attacco brutale contro i civili. E Hamas dice “no” alla tregua e “no” alla liberazione degli ostaggi. Questa narrazione la vogliono loro, e qualcuno si presta: alcune tv, alcune Anpi, alcuni imam. Così si va alla rottura".

Ma lei percepisce i palestinesi come nemici?
"Assolutamente no. Il problema è Hamas. E dare spazio a chi giustifica il terrorismo. A Milano è stata scoperta una scritta “W Hitler” al Memoriale della Shoah. Bisogna stare molto attenti".

Non sarebbe stato meglio lasciarli manifestare facendo emergere queste oscene simpatie per Hamas?
"Non so. Ma so che lasciare spazio a queste manifestazioni sarebbe stato come calpestare chi non c’è più, chi è solo cenere".

Anche la comunità di Milano è stata colpita dalla Shoah.
"Moltissime famiglie, quasi tutte. C’è un carico di sofferenza enorme. Questo poi è un anno particolare dopo il 7 ottobre".

Un’ex deportata ha detto che ricorderà da sola la Shoah.
"Sono tanti, c’è stata una discussione. Molti non volevano partecipare, si sono sentiti solidi fronte a tutto ciò. Qualcuno ha tirato fuori la questione armi".

Le armi, parla di Elly Schlein.
"Sì, certo non vive la realtà del popolo ebraico, che va difeso e rispettato. Noi siamo italiani di religione ebraica. E ci sono anche moltissimi che ci sono vicini.

Non c’è solo ostilità".

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