Cronaca locale

Il lavoro diventa spettacolo 20 giorni in giro per la città

Per «La fabbrica dell’uomo» Milano si trasforma in un cantiere: dodici spettacoli da meditare

Andrea Indini

Per capire La fabbrica dell’uomo, il festival che, a partire da sabato, trasformerà il capoluogo lombardo in un unico grande cantiere teatrale, bisogna far lavorare la fantasia. Pensare a due viaggiatori in fila alla biglietteria della Stazione Centrale scocciati per l’attesa dovuta alla lentezza dell’impiegato. «Andiamo a fare il biglietto alle macchinette - suggerisce uno dei due - ché gli uomini sono rotti».
Questo è lo spirito della Fabbrica diretta da Angela Lucrezia Calicchio. Lo spiega, con una certa ironia, Fabrizio Parenti, regista dello spettacolo con cui la rassegna aprirà, Servizi & Servitori (sabato sera, spazio TrediciOttanta di via Butti 7, ore 21.30). «Quella da noi pensata - spiega la Calicchio - si tratta della prima tappa di un programma culturale a lungo termine: dare la vita ad un ciclo di iniziative a cadenza biennale dedicate al rapporto tra teatro e società, individuando, di volta in volta, un tema di carattere universale».
Nasce da questo proposito un progetto incentrato sui nuovi scenari del mondo del lavoro, alla luce delle profonde trasformazioni in atto e delle loro ricadute sulle vite e sulle identità degli uomini. Lavori interinali, part time, telelavoro, contratti a termine e sistema pensionistico sono il centro dei dodici spettacoli in programma. «Siamo in un’età di mezzo - continua la Calicchio -. Da una parte si rigettano modelli invecchiati, dall’altra si avverte l’esigenza di riscrivere un nuovo codice che rispecchi le diverse realtà del mondo del lavoro».
Al centro di Due colonne a pagina 5 di Pier Mario Fasanotti (20-21 giugno, ore 21.30, spazio TrediciOttanta) c’è il direttore di un quotidiano che cambia aspetto e personalità a seconda delle circostanze e delle visite di curiosi ospiti. Sul tema della mobilità e della riconversione professionale, il 21 e il 22 (ore 21.30) al Teatro dell’Arte di viale Alemagna 6, andranno in scena gli spettacoli John e Joe dell’autrice ungherese Agotha Kristof e diretto da Pietro Faiella, e Precarie età di Maurizio Donadoni, per la regia di Federica Santambrogio.
Dal 23 al 25, sempre il Teatro dell’Arte ospiterà Mujeres sonaros caballos, il «profetico» spettacolo di Daniel Veronese sulla crisi economica argentina. Il 25 (ore 10), al Mercato Ittico di via Lombroso 95, debutta Gadus Morhua di Alvise Campostrini, una performance dedicata al lavoro in mare e all’esaurimento del patrimonio ittico. Nel cortile di Casa Manzoni (dal 28 al 30, ore 21.30) verrà presentato Comuni mortali, lo spettacolo di Tiziano Scarpa che racconta il primo, surreale giorno di lavoro di un’agenzia di pompe funebri. Sabato 2 e domenica 3 luglio alla Casa della Carità di via Brambilla 9 (ore 21.30) si rappresenterà Prima o poi cadrà la pioggia, un’opera di Luca Radaelli sui «nuovi poveri».
Alla Triennale le ultime tre proposte. Dal 5 al 7 luglio sarà la volta della commedia di Marco Ferro, Nu, la cui struttura prende a modello una reale riunione di reclutamento, strumento di cui molte aziende si avvalgono per le assunzioni. Dall’8 al 10 luglio (dalle 21.30), chiuderanno la rassegna Hotel di Raimondo Cortese e Blu di Giampaolo Spinato.

Se nel primo due donne delle pulizie discutono su questioni di lavoro a fine turno, nel secondo si analizzano le interfacce tecnologiche che prevedono l’uso e la manipolazione della voce.

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