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Love Giver, una possibilità d'amore per i disabili

Max Ulivieri, l'uomo che si batte perché anche in Italia venga legalizzata la figura dell'assistente sessuale per disabili

Love Giver, una possibilità d'amore per i disabili

“Per favore non chiamateli, infermieri, volontari o, peggio ancora, lavoratori del sesso, ne ho sentite di tutti i colori. È incredibile come si cerchi di aiutare i disabili in ogni aspetto della vita quotidiana, tranne che nella sessualità. Eppure è un elemento importante, non tanto dal punto di vista erotico, quanto da quello affettivo e dell’autostima”. A parlare all'Huffington Post, è il 45enne Max Ulivieri, affetto dalla nascita da CMT1A (una patologia genetica neuromuscolare che provoca l’atrofizzazione degli arti), ideatore del sito Love Giver, un sito che aiuta a far conoscere il lavoro dell’assistente sessuale per disabili.

Lui si considera molto fortunato perché è felicemente sposato ma si batte perché tutti i disabili possano vivere l'amore e perciò ha creato un luogo dove possono raccontare le proprie storie. Gli assistenti sessuali esistono già in Paesi come Olanda, Svizzera, Scandinavia e Belgio. “Troppo spesso questa figura viene associata alla prostituzione - commenta Ulivieri- bisogna scardinare il pregiudizio”. “Sto provando a sensibilizzare le Regioni, per far partire il progetto a livello locale. Ho avuto buoni riscontri da Toscana, Emilia Romagna e Campania", spiega Max che nel 2014 ha depositato alla Camera un disegno di legge per introdurre in Italia il ruolo dell’assistente sessuale. Intanto Love Giver ha scelto 30 persone idonee a iniziare i corsi per diventare assistenti sessuali. Sono stati selezionati tra gli oltre 80 che hanno presentato la candidatura sul sito e saranno seguiti da medici, sessuologi e psicologi. Tra loro ci sono sia eterosessuali sia omosessuali e l’età va dai 25 ai 50 anni. “La dote essenziale per fare questo lavoro è l’empatia -sottolinea Ulivieri- La capacità di mettersi in contatto con la sofferenza è la base. Il resto si può imparare grazie ai nostri specialisti”.

Il Love Giver non ha mai rapporti completi, ma supporta l’assistito nella scoperta, o riscoperta, dell’intimità e dell’affettività. Al massimo si arriva alla masturbazione. “Il nostri obiettivo è abbattere lo stereotipo che vuole i disabili come esseri asessuati. Non è così- ribatte Max Ulivieri- L’erotismo e il contatto fisico possono essere qualcosa di completamente nuovo per chi percepisce il proprio corpo come una gabbia." "Quello che si può arrivare ad avere grazie all’assistente è una rapporto migliore con se stessi e con gli altri. So che in Italia i percorsi legislativi possono essere lunghi e tortuosi, - conclude Ulivieri - ma vorrei che almeno iniziasse a cadere qualche tabù. Siamo abituati a vedere qualunque cosa in tv, ma ancora ci scandalizziamo davanti al sesso.

Figuriamoci poi quando riguarda i disabili”.

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