Letteratura

Il matriarcato letterario ci riempie di (La)gioia

Se c'è un ambiente in cui è stato istituito il matriarcato è quello della narrativa italiana

Il matriarcato letterario ci riempie di (La)gioia

Ascolta ora: "Il matriarcato letterario ci riempie di (La)gioia"

Il matriarcato letterario ci riempie di (La)gioia

00:00 / 00:00
100 %

Se c'è un ambiente in cui è stato istituito il matriarcato è quello della narrativa italiana: se non sforni un libretto contro il patriarcato non vai da nessuna parte, se non fai un discorsetto contro il patriarcato ti tagliano le gambe, di uomo o di donna che siano, meglio siano gambe di donna femminista in ogni caso, coscette o cosciotte nascoste da palandrane. A differenza di altri campi, dove devi eccellere per emergere (ormai i Nobel li prendono anche le donne, anche per la scienza), nel demi-culturale basta dire che combatti il patriarcato. Meglio ancora se ci fai un romanzino, un'operetta, qualcosina. Altrimenti niente Lilli Gruber, niente Fabia Fazio, niente Repubblica, sei fuori dal circo magico.

No, no, mica parlo solo di Valerio Chiara (ci sono le Lipperini, le Postorino, le Ciabatti, le Bignardi, e intorno a loro spuntano come funghe) a cui comunque bisogna essere vicine, non tanto perché Valerio è la nuova Walter Veltroni della cultura travestita da protagonista di una specie di b-movie su John Lennon e rimasta orfana della povera, da me sempre compianta, Michela Murgia. Anche perché la da me sempre compiantissima Murgia aveva anche un'altra sodale, un'altra Chiara, Chiara Tagliaferri, che dopo la scomparsa della matrioska sarda delle autrici femministe si è dovuta arrangiare da sola.

Insomma, proprio da sola no. A Torino con la mia stracompianta e defunta Murgia aveva sempre un posto d'onore, anche perché il marito della Tagliaferri è Nicola Lagioia, ex direttore proprio del Salone del Libro e miglior amico delle femministe come di qualsiasi autore sia innocuo (cioè quasi di tutti, anche se poi sempre a citare Céline, De Sade, Bernhard, qualsiasi grande e scomodo purché sia morto...). E ora la Lagioia che fa? Organizza cose, vede gente, tra cui incontri al teatro, come la rassegna a Bari intitolata «Un paese senza». Ha aperto ovviamente Valerio Chiara, e il 2 maggio indovinate chi la chiude? Ma Chiara Tagliaferri, of course, sul tema «femminismi e patriarcato», tanto per essere chiari. C'è una bellissima locandina che gira in rete: Femminismi e patriarcato, rassegna curata da Nicola Lagioia, Nicola Lagioia dialoga con Chiara Tagliaferri, wow.

Peccato solo quel titolo, «Un paese senza«, che è un bellissimo libro di Alberto Arbasino, tra i nostri massimi scrittori e non si è mai intruppato in nessuna moda politico-letteraria, signore mie.

Commenti