Cronaca locale

Milani, la grafica come mestiere

«Quella non è grafica: chiamiamola poesia visiva o arte visuale. La grafica è un'altra cosa». È lapidario il giudizio di Maurizio Milani, milanese, classe '55, tra i più noti grafici in circolazione, sulla mostra «Graphic Design Worlds» che ha da poco aperto i battenti in Triennale e che vede esposto il lavoro di numerosi artisti internazionali, perlopiù giovanissimi. «La grafica è una disciplina che si basa sulla conoscenza profonda del carattere tipografico. Ha un gusto tutto suo, artigianale, legato alla produzione di qualcosa di preciso: l'identità visiva. In questo momento nel nostro settore domina una gran confusione: dobbiamo invece ricordare che la nostra è una professione che ha un interlocutore preciso, il cliente, e un obiettivo preciso, l'ideazione di un marchio. Una buona grafica nasce dal matrimonio tra lo spirito artistico del visual designer e le esigenze di immagine del cliente», continua Milani. Alcuni esempi di «matrimoni» particolarmente riusciti sono ora in mostra su un muro, lungo cento metri, del Caterina da Siena, il primo istituto di visual design sorto a Milano. 100 metri con Maurizio Milani (fino al 18 febbraio, viale Lombardia 89, ingresso libero da lunedì al venerdì dalle 14 alle 17.30) espone marchi, segnali, loghi e opere firmate dall'artista milanese. Da Enimont a Mirabilandia, dal Gallia Hotel alla divisione Motorsport della celebre Magneti Marelli, dalla Global Assistance all'Italtel, passando per la segnaletica di alcuni grandi ospedali milanesi come il Policlinico. Li ha disegnati, in trentacinque anni di carriera, Maurizio Milani, uno che da piccolo «anziché correre a giocare con le biglie, preferiva andar per mostre con Antonio Boggeri» e che nel suo curriculum vanta maestri come il grande Albe Steiner. Profondo conoscitore della tipografia («soffro se in una pagina c'è mezzo millimetro che balla»), amante della storia dell'arte («noi grafici vecchio stile ci rifacciamo al Bauhaus e Paul Klee, non certo ai canoni tutti americani della pubblicità in televisione»), Milani è il papà di tanti marchi e segnali presenti a Milano. Come la recente segnaletica dell'ospedale Niguarda, frutto di cinque anni di lavoro intenso «perché la grafica deve innanzitutto informare l'uomo, non blandirlo». Artista in cui convivono pragmatismo e fantasia (ma mai retorica), Maurizio Milani si è inventato anche i celebri marchi «il vino rosso» e «il vino bianco» da applicare sulle bottiglie, a dimostrazione che una buona grafica può essere persino ironica. In un momento in cui i contorni delle discipline visive sono sempre più sfumati, Maurizio Milani continua a credere in una grafica artigianale.

Dunque attenta, anzi maniaca, del dettaglio.

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