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Milano, fischiato il governatore Formigoni Franceschini: "Il nome della festa non si cambia"

Alla manifestazione nazionale di Milano per il 25 Aprile (foto) contestato il governatore della Lombardia Roberto Formigoni. Franceschini replica al premier: "Questa continuerà a chiamarsi festa della Liberazione"

Milano, fischiato il governatore Formigoni 
Franceschini: "Il nome della festa non si cambia"

Milano - Com'era prevedibile la contestazione è arrivata. Fischi e urla hanno accompagnato il discorso del presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni dal palco di piazza Duomo per il 25 Aprile. Ampi settori della piazza hanno accompagnato gridando "vergogna, vergogna" l’intervento del governatore, che ha però proseguito il discorso senza mai fermarsi. Formigoni è stato contestato anche quando è sceso dal palco dopo l’intervento. "Questa è l’intolleranza e la faziosità da cui dobbiamo liberare la società italiana - ha detto Formigoni - c’è una inciviltà che parte dalla sinistra e ancora continua".

"Sia la festa di tutti gli italiani" "Vogliamo che da oggi il 25 Aprile sia riconosciuta festa di tutti gli italiani, che tutti si riconoscano in questa festa". Lo ha affermato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, che ha preso la parola alla manifestazione in piazza Duomo, sommerso dai fischi di gran parte dei presenti. "La lotta di liberazione è stata opera di diverse famiglie italiane - ha detto Formigoni - che si sono poi divise con episodi anche dolorosi. Ringraziamo tutti coloro che si impegnarono nella lotta di liberazione, militari, civili, artigiani, laici e cattolici, liberali, socialisti e comunisti. La Resistenza non è stata opera di una parte sola, e sbagliano quelli che hanno voluto mostrare una resistenza figlia di una sola parte, perchè questo ha portato divisione.

Contestata la Brigata ebraica Al passaggio dello spezzone del corteo milanese del 25 Aprile composto dalla brigata ebraica, un piccolo gruppo di manifestanti ha iniziato a urlare "assassini, assassini" chiedendo la "liberazione della Palestina". La contestazione ha riguardato anche il fatto che il piccolo settore con le bandiere di Israele e Stati Uniti è accompagnato da alcuni agenti di polizia. "Vergogna - hanno gridato i contestatori - venite in corteo con la polizia". Tra i rappresentanti politici presenti insieme alla brigata ebraica ci sono, tra gli altri, il parlamentare Pd Emanuele Fiano, figlio di un ex deportato, e il candidato Pdl alla provincia di Milano Guido Podestà.  

Franceschini: il nome non si tocca Il segretario del Pd Dario Franceschini non condivide affatto l’idea avanzata dal premier Silvio Berlusconi di ribattezzare la festa della Liberazione con il nome di festa della libertà. "Quel nome l’hanno deciso i nostri padri e non si tocca - ha detto Franceschini parlando con i giornalisti sul palco in piazza Duomo a Milano - la festa della libertà deve essere tutti i giorni per gli italiani, ma il 25 Aprile continuerà a chiamarsi festa della Liberazione". Secondo il leader del Pd, "quest’ anno il 25 Aprile è tornato un po' simile a quelli prima del 1994 (anno della discesa in campo di Berlusconi, ndr). Oggi Berlusconi nel suo discorso ha detto cose molto impegnative, ad esempio che la Resistenza deve essere un valore condiviso".

Di Pietro: niente passerelle "Non ritengo corretto che ci siano persone che si ricordano della festa della liberazione solo oggi e solo per fare una passerella elettorale. Se vengono invece convinti allora li rispettiamo". Lo ha affermato il leader dell’ Italia dei Valori Antonio Di Pietro durante il corteo di Milano. Di Pietro ha aggiunto: "E' come la messa di domenica. Le porte della chiesa sono aperte a tutti ma c’è chi partecipa in maniera convinta e chi va solo per vedersi con la fidanzata o gli amici".

Epifani: data dalle verità incontestabili "Il 25 Aprile è la data punto di partenza per la riconquista della libertà in Italia, per la ricostruzione del Paese, per porre le basi della Costituzione e per il voto universale". Lo ha detto il segretario della Cgil Guglielmo Epifani parlando in piazza Duomo. "Sono tutte verità difficilmente contestabili - ha detto Epifani - si può arrivare anche tardi a condividere i valori e il significato del 25 Aprile ma quando ci si arriva li si condivide per sempre e in tutto".

Maroni: preservare memoria della lotta al nazifascismo Per il ministro dell’Interno Roberto Maroni il significato più autentico delle celebrazioni del 25 aprile è quello di tenere viva la memoria di chi si battè contro la dittatura e l’occupazione nazifascista. "Bisogna preservare la memoria di quegli avvenimenti e della lotta di liberazione contro il nazifascismo", ha affermato Maroni, che ha preso parte ai festeggiamenti del 25 aprile nella sua città, a Varese, dove un gruppo di alunni delle scuole elementari sono stati protagonisti di uno spettacolo musicale con i canti della Resistenza.

La Moratti: Milano custodisce i valori del 25 aprile "E' una festa di libertà. Milano custodisce i valori del 25 aprile come parte della sua identità". Lo ha affermato il sindaco di Milano Letizia Moratti che ha affidato alla Rai una dichiarazione non potendo intervenire personalmente alle celebrazioni del mattino a causa di una indisposizione. "A Milano - ha spiegato - per la prima volta la parola libertà entrò in una Costituzione: quella della Repubblica Cisalpina, che proclamava: la libertà consiste nel poter fare ciò che non nuoce ai diritti altrui. Da allora l’idea di libertà è stata la base dei diritti. Gli stessi diritti su cui si fondano la Resistenza, la Costituzione, la Repubblica e l’Europa". "Nella sua cultura di libertà - ha proseguito - Milano aderisce convinta all’invito del Presidente Napolitano. Perché il 25 aprile ritrovi anche oggi un’Italia unita. Perché a combattere per la libertà in quel 25 aprile c’era un popolo. C’erano i partigiani, con le loro famiglie.

C’erano le donne, c’erano gli ebrei italiani e milanesi, i più colpiti dalle persecuzioni della dittatura, che portavano il loro contributo di combattenti e difensori della libertà e del Paese".

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