Cronaca locale

Biciclette sui mezzi pubblici? Per ora è soltanto uno spot

Grandi annunci per la possibilità concessa ai ciclisti di viaggiare su metro e tram. Ma gli ascensori non sono utilizzabili e le vecchie linee di superficie inaccessibili

«Meno male che posso portare la bici in metro», avranno pensato molti di coloro che usano abitualmente le due ruote per spostarsi, in questi giorni in cui è primavera solo sulla carta e la pioggia, più o meno improvvisa, è quasi una costante. L'estensione del servizio - in vigore già dallo scorso 25 ottobre sulla M2 e sulla M3 - a partire da giovedì prossimo anche sulle tratte della M1 e della nuova M5 e su due linee di tram non può che far piacere.

Da qualche giorno su tutte le banchine una voce registrata annuncia che le bici potranno viaggiare gratis in metrò e sui tram 7 e 31 - che fanno più o meno lo stesso percorso della linea lilla, collegando l'area nord di Milano al centro città lungo viale Fulvio Testi - in tre fasce orarie: dall'inizio del servizio alle 7, dalle 10.30 alle 16 e poi dalle 20 fino alla fine del servizio. Accesso libero per l'intera giornata, invece, nel weekend.

Eppure la bici in metrò è tutt'altro che una passeggiata, per il ciclista come per gli altri passeggeri. Non esiste, ad esempio, un modo per scendere giù alla banchina che non sia caricarsi la bici in spalla: gli ascensori non sono abbastanza spaziosi e le scale mobili - quando non sono guaste - sono state a suo tempo pensate per i pedoni.

In altre città europee bike friendly funziona in modo diverso: ad Amsterdam, dove l'uso della bicicletta è praticamente una religione, sulle vetture ci sono aree predisposte per «posteggiare» le due ruote. Altrove, per evitare sovraffollamenti e scontri, le bici si caricano su uno specifico vagone, appositamente contrassegnato: succede a Berlino, Copenhagen, Vienna. Anche senza andare troppo lontano si trovano differenze: a Roma è previsto che le bici salgano sulla vettura di testa, mentre a Torino, dove gli ascensori sono più ampi, chi porta con sé la bici (nel capoluogo piemontese è possibile già dal 2009) deve utilizzarli per scendere e salire, così da non creare impaccio.

Problemi pratici si pongono anche per i tram: le tratte 7 e 31 sono percorse da modelli nuovi. Per salire sui quali, anche con la bici, non ci sono i tre scalini davanti alla porta, come nei modelli più antichi. Ma dove, allo stesso tempo, la disposizione dei posti a sedere riduce di parecchio lo spazio disponibile. Il corridoio centrale è largo poco più di mezzo metro: non è molto se bisogna infilarci dentro anche una sola bici, insieme a tutti gli altri passeggeri.

«Il progetto per il momento è ancora in fase sperimentale da ora fino a dicembre - precisano da Atm -. Finito questo periodo, anche a seconda dell'impatto verso gli altri passeggeri, si deciderà se renderlo permanente nel 2014». E, proprio perché è sperimentale, «non è possibile prevedere nuove infrastrutture, che in ogni caso non dipendono da noi: Atm si limita alla gestione del servizio». La strategia da adottare, in effetti, sarebbe di competenza dell'assessorato alla Mobilità. Ma una strategia definita, al momento, sembra non esserci: ci si limita a consentire l'accesso alle bici, poi si vedrà.

Del resto nella parte sotterranea della città di problemi ce ne sono già abbastanza: molte delle piantane sui vagoni, ad esempio, non hanno il fermaglio per agganciare le carrozzine dei disabili. E se i deficit finora elencati rendono difficile la vita sui mezzi pubblici al ciclista, immaginate cosa può essere per chi ha un handicap.

Che la metro la usa con il bello e il cattivo tempo e che, anche volendo, mezzi alternativi proprio non ne può scegliere.

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