Cronaca locale

Addio a Quintavalle "patron" dell'hockey

Prima nel ghiaccio e poi in pista ha portato in città nove scudetti

Addio a Quintavalle "patron" dell'hockey

Non era un uomo facile Umberto Quintavalle, ma il mondo dello sport, e soprattutto quello milanese, lo deve ricordare per la sua grandissima passione e per la voglia di investire, anche andando controcorrente, in una città sempre più abbandonata dai vecchi mecenati. Ecco, Quintavalle, morto per un improvviso malore a 73 anni la vigilia di Ferragosto, è certamente da mettere tra i pochi che negli ultimi anni hanno sicuramente speso per regalare qualcosa a Milano, magari andandosi a scontrare con le istituzioni, ma facendolo sempre con infinita passione. Il mondo dello sport lo piange come presidente dell'Hockey Club 24, nove volte campione d'Italia di hockey in line, una branca particolare dello sport dei pattini, a metà strada tra l'hockey ghiaccio e l'hockey pista. E con la sua squadra, fresca di scudetto sulle maglie, sognava di vincere presto anche la stella. La passione di Quintavalle arriva da lontano, proprio dal ghiaccio, quando a metà degli anni Novanta, rileva il vecchio Saima, appena finita la grande stagione dei derby con i Devils della Poilisportiva Mediolanum, ed eredita di fatto ciò che resta del ghiaccio a Milano. La sua avventura nel campionato italiano, però, dura poco, perché dopo due finali perse tra grandi polemiche con il Bolzano, Quintavalle chiude baracca e burattini con uno dei colpi di scena di cui era capace, e mette ai piedi della squadra i pattini a rotelle in linea, specialità nascente nel panorama italiano, che dominerà nell'ultimo ventennio. Imprenditore del campo del lavoro interinale (fondatore di Quanta, agenzia specializzata nel settore), arriva ad acquistare lo Sport village di Affori nel 2008 trasformandolo proprio in Quanta village, che diventerà la casa dell'Hockey 24. La sua attività a favore dello sport in città lo porta a ricevere l'Ambrogino d'oro nel 2004, ma aveva già in mente ulteriori progetti per sviluppare il suo centro sportivo e la sua attività. Scontrandosi spesso anche con l'Amministrazione comunale, come avvenne un anno fa anche al Giornale, quando partecipò alla nostra tavola rotonda sugli sport di squadra a Milano non risparmiando critiche all'assessore Guaineri. Ma anche questo faceva parte della sua irrefrenabile passione.

E Milano, così tiepida verso lo sport e le sue squadre, certamente avrebbe bisogno di altri uomini «difficili» come lui.

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