Cronaca locale

Affittasi Case Bianche Ecco come funziona il regno dello «Zingaro»

Metà degli alloggi riservati, gli altri «ceduti» Così il racket comanda più delle istituzioni

Affittasi Case Bianche  Ecco come funziona il regno dello «Zingaro»

Lo «zingaro» - tutti lo chiamano così - comanda alla Trecca. Molto più dell'Aler. Il cartello affisso fuori dalle uniche cantine decenti delle Case Bianche, quelle che lui affitta, avverte che ci sono anche le telecamere. Perché lo «zingaro» alla sicurezza ci tiene. Lui e la famiglia hanno occupato in massa l'immobile erp di via Salomone, in particolare nel periodo della giunta Pisapia quando vennero abbattute alcune baracche del vicino campo di via Bonfadini. Adesso sono una ventina le case controllate direttamente dal clan: una parte è riservata alla famiglia, in un'altra si riscuotono affitti. Poi ci sono le cantine come chiarisce il cartello.

Lo «zingaro» non è uno qualsiasi. La sua famiglia in via Salomone ha tre rami. Insieme sono entrati negli affari come le occupazioni abusive delle case degli anziani come Rosa, di cui il «Giornale» ha raccontato in questi giorni. Prima chiedendo il permesso, poi sono diventati quelli che lo danno: all'inizio infatti dovettero pagare chi gestiva questo racket, ma ormai ne sono diventati i protagonisti. Una parabola che sembra simile a quella di altre famiglie dello stesso ceppo. Sono parte di quelle famiglie rom giunte in Abruzzo e Molise alla metà del Quattrocento. Rimasero nella parte centrale dello Stivale per secoli, poi iniziò una lenta espansione e oggi ce ne sono gruppi da nord a sud come i più noti Spada di Ostia. Alcuni hanno preso la via della delinquenza: anche i Ciarelli come gli Spada hanno nel Lazio uno dei loro tronconi che è diventato noto come i Casamonica perché ormai assorbito nelle strutture di mafia e ndrangheta. Iniziavano come manovalanza, per poi prendere il controllo di alcuni settori criminali. Proprio come in via Salomone con il racket delle occupazioni.

Una situazione di cui si è accorto anche il Comune di Milano, stando a quanto dichiarato da Carmela Rozza, assessore alla Sicurezza, durante la trasmissione di Mattino5: «Ci sono indagini molto approfondite in corso, con cittadini che stanno rischiando per collaborare con noi» ha sbraitato per replicare a Oscar Strano, presidente del consiglio di Municipio 4, che stava esponendo l'assenza del Comune e della Prefettura. Un segno di nervosismo a cui Strano ha replicato: «L'assessore nega l'evidenza, purtroppo. Sul tema delle occupazioni e della lotta al racket, il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica non sta facendo abbastanza. Prefetto e sindaco non capiscono l'urgenza di salvaguardare cittadini spesso soli contro prepotenti e violenti. Sono anni che vengono denunciati i protagonisti del racket in via Salomone, le forze dell'ordine sono al corrente, eppure mancano interventi complessivi».

Lo scontro avvenuto davanti alle telecamere è niente rispetto al clima che si respira in via Salomone: lo «zingaro» e i suoi non hanno trovato solo anziani indifesi, ma anche qualcuno che non si vuole piegare al sistema. Motivo per il quale basta una scintilla e iniziano liti furibonde e odi implacabili. A permettere la creazione di questa situazione, simile per altro a quella di altri complessi erp milanesi, sono state anche le risorse spese in battaglie ideologiche tra istituzioni più che in interventi.

Così come si fa strada negli inquilini l'idea che lasciar cadere le Case Bianche nel degrado, vista la vicinanza con Santa Giulia, sia un modo per facilitare una successiva speculazione edilizia.

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