Cronaca locale

Agguati con l'acido: vent'anni alla Levato e arriva pure lo «sconto»

La Corte d'appello cumula le pene inflitte alla donna, ma nel conto finale toglie 8 anni

Cristina Bassi

Vent'anni di carcere: è la pena inflitta a Martina Levato, la giovane accusata di aver fatto parte dell'ormai ex «coppia dell'acido». La condanna decisa ieri dalla corte d'Appello riguarda tutte le aggressioni contestate a Levato, anche se i filoni processuali sono stati diversi. Si tratta infatti della continuazione, cioè della «somma», tra la pena definitiva di 12 anni per l'agguato a Pietro Barbini e quella in primo grado di 16 anni per gli altri episodi. La Corte, come previsto dal codice, ha quindi ridotto il cumulo meramente matematico di condanne che era di 28 anni. Confermata in secondo grado invece la condanna a nove anni e quattro mesi per il presunto basista dei blitz, Andrea Magnani.

Il terzo anello della catena ed ex amante di Martina Levato da cui ha avuto un bambino, Alexander Boettcher, è stato condannato in appello a 14 anni per l'aggressione a Barbini e in primo grado a 23 anni per gli altri blitz. Ieri i giudici di secondo grado hanno inoltre confermato le provvisionali di risarcimento a carico di Levato e Magnani per le parti lese: un milione di euro ciascuno a Savi e Barbini, 100mila euro per le rispettive famiglie, 50mila euro per Giuliano Carparelli, il vero obiettivo dell'agguato a Savi (i due ragazzi si somigliano molto), che in un terzo episodio riuscì a schermarsi con un ombrello. Infine altri 50mila euro andranno ad Antonio Margarito, che subì un tentativo di evirazione da parte di Martina Levato.

L'ex studentessa della Bocconi era in aula ed è scoppiata in lacrime alla lettura del verdetto. «Non possiamo dirci pienamente soddisfatte - spiega il difensore Alessandra Guarini -. Martina è stata l'unica ad assumersi la responsabilità dei fatti tranne uno, quello di Stefano Savi, mentre gli altri si professano ancora oggi estranei. La mia assistita ritiene questa condanna ingiusta». Per il caso Savi e per l'accusa di associazione per delinquere Levato ricorrerà in Cassazione.

Soddisfatto invece il commento a caldo di Alberto Savi, padre del ragazzo sfigurato con l'acido: «Giustizia è stata fatta ed è stata veloce. Penso che i giudici abbiano deciso nel modo più corretto possibile. Avevamo già girato pagina e ora andiamo avanti». Così l'avvocato Paolo Tosoni, che rappresenta Barbini: «Tutto sommato vent'anni sono una pena adeguata». Mentre Marcello Musso, il pm che ha sostenuto l'accusa in primo grado per tutti e tre gli imputati: «Non posso essere contento per i vent'anni a Levato. Una pena tanto elevata inflitta a una giovane studentessa mi crea angoscia, soprattutto per i costi umani che questo comporta per lei. Tuttavia - conclude Musso - sono soddisfatto perché è stata confermata in appello l'associazione per delinquere. E ha retto anche l'accusa di aver aggredito e devastato il volto a Stefano Savi.

Si trattava dei due aspetti più delicati della vicenda».

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