Cronaca locale

Alba, la capitale del tartufo svela i suoi tesori nascosti

Nella città in cui è nato Fenoglio, sede di note imprese, c'è la fiera del diamante bianco. E un tour archeologico

Roberto Perrone

G ià Alba Pompeia dei romani, poi Città delle Cento Torri, di cui restano alcune tracce, quindi Repubblica Giacobina fedele a Napoleone, infine Medaglia d'Oro della Resistenza narrata da Cesare Pavese e soprattutto Beppe Fenoglio che qui nacque, Alba è una città ricca sopra e sotto. Sotto c'è il tesoro del tartufo, il prezioso Tuber Magnatum Pico, una grattatina del quale ha già dannato molti esseri umani e altri li ha portati in tribunale. Da domani, 5 settembre, al 24 novembre si svolge l'89esima Fiera Internazionale del Tartufo Bianco (detto anche «diamante bianco»). Il centro della città vivrà di stand, bandiere, bancarelle, cibo, vino e naturalmente tartufo. Per cospargere meglio il suo velo unico sui piatti, il 13 ottobre Davide Oldani presenterà il nuovo affettatartufi XFETTA.

Al centro della regione del tubero più amato in cucina c'è dunque Alba, città viva, di grandi aziende, Ferrero, Miroglio, e di comunicazione, le edizioni Paoline.

La città invisibile è intrigante come quella visibile. Si tratta di un percorso sotterraneo che da Piazza Risorgimento permette una straordinaria immersione nelle città sovrapposte, quella romana, quella medievale. Conclusione al museo Federico Eusebio che ospita i fossili del Mastodonte di Verduno (5,5 milioni di anni) e della Balenottera di Alba (8 milioni) rivenuti lungo le sponde del Tanaro, oltre alle 23 sale espositive di archeologia preistorica, romana e scienze naturali. Tornati a riveder le stelle facciamo colazione al bar pasticceria Pettiti, un'istituzione nel centro, prima di riprendere il viaggio perché il nostro girovagare è soprattutto goloso. Per cui, rinvigoriti, entriamo nella cattedrale di San Lorenzo, costruita tra il 1486 e il 1517 per volontà del vescovo Andrea Novelli, che qui è seppellito, sotto una pregevole lastra dello scultore Antonio Carloni. Facciata in mattoncini rossi, interno è caratterizzato da splendidi colori che vanno dal blu all'oro. L'altare maggiore in marmi policromi, è di Giuseppe Gaggini (1712). Belli il coro ligneo del 1512 e la pala d'altare con S. Lorenzo realizzata dal pittore Claudio Francesco Beaumont (1766).

La tappa successiva è all'Ape Wine Bar per un aperitivo, un bicchiere di vino o un piatto che valorizzano il meglio dell'enogastronomia locale: carne cruda di Fassona al coltello, vitello cotto al rosa con salsa tonnata, tajarin con ragù di manzo e salsiccia. Eccoci quindi al «Palazzo Ceretto» che ospita a pianterreno La Piola, nomen omen, una classica trattoria piemontese. Sulla lavagna i piatti regionali, in questo periodo accompagnati dal tartufo. Oppure si sale, in tutti i sensi, nel tristellato Piazza Duomo, il regno di Enrico Crippa per immergersi nella sua cucina dove l'orto - lui ci va ogni giorno in bici, una cinquantina di chilometri giornalieri tra andata e ritorno - sta alla base delle preparazioni e trova sintesi perfetta nella celebre insalata «21...31...41» a seconda degli ingredienti. Piatti istintivi, dice lui, come animelle e carciofi, piccione in primavera. Crippa ha abolito la carta, solo degustazione, quattro scelte. Fine.

Tartufo, storia, industria, cucina classica e creativa. Cultura, insomma. Alba non fa mancare nulla al viaggiatore goloso di vita e di gusto. Una visita al Centro Fenoglio permette di scoprire, oltre alla vita e alle opere dell'autore del Partigiano Johnny di altri famosi personaggi cittadini, l'archivio storico del territorio di Langa e Roero. Tre proposte per chiudere, a tavola, il weekend ad Alba. L'Osteria dell'Arco con piatti sanguigni come l'insalata russa, la giardiniera, il peperone quadrato di Carmagnola tonno acciughe e capperi, il Plin della tradizione, il brasato al barolo. Intermezzo con Gusto Madre una delle migliori pizzerie italiane «gourmet», termine osceno ma per capirci: dove la pizza è preparata dopo uno studio dell'impasto servito in varie tipologie (soffice, croccante, focaccia, pala) e con materia prima di qualità. Per capirci, «il gambero»: pomodoro dell'Agro Nocerino, burrata di Gioia del Colle, gambero Rosso di Porto S. Spirito ed olio evo al limone. Chiusura nell'elegante locale di Andrea Larossa con la sua cucina che ammicca al territorio e poi parte per altri lidi: l'arrosto di notte (il mio vitello tonnato); il «plin in aria di Alba»; petto di piccione, amarene wasabi e shiso rosso.

Alba sopra, sotto, al tartufo ma non solo.

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