Cronaca locale

Allevi torna sul palcoscenico per la ricerca

Il pianista si esibirà in una serata di beneficenza in favore dell'Airc

Luca Testoni

«Che cosa voglio fare? Iniziare o, almeno, provare a iniziare una nuova strada con la musica. Poter insomma dire ed esprimere qualcosa di innovativo. Perché l'artista contemporaneo deve essere al tempo stesso filosofo e inventore con un pizzico di follia, ma soprattutto deve uscire dalla Torre d'Avorio e occuparsi di tutto. Senza paura».

Così raccontava ad inizio carriera Giovanni Allevi. Una carriera, quella del pianista-compositore di Ascoli Piceno (dalla sua, 10 anni di pianoforte a Perugia e altrettanti di composizione al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, oltre a una laurea in filosofia con tesi sul concetto di vuoto nella fisica contemporanea), che l'ha portato ad essere una delle - talvolta discusse - figure di riferimento del pianismo contemporaneo di casa nostra.

Milanese d'adozione, il pianista scoperto a suo tempo da Jovanotti si esibirà alle 21 di oggi al Teatro degli Arcimboldi (biglietti da 27,50 a 66 euro, info: promozione@ipomeriggi.it e/o 02/641142212/214) nell'ambito di una serata organizzata dal Comitato Lombardia dell'Airc (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) a favore della raccolta fondi a sostegno della ricerca oncologica sui tumori pediatrici.

Per l'occasione, avrà con sè sul palco una straordinaria formazione della quale fanno parte l'Orchestra Sinfonica Italiana e il prestigioso Coro dell'Opera di Parma. Nello specifico, il concerto sarà diviso in due parti: nella prima parte Giovanni Allevi suonerà con il loro accompagnamento le sue composizioni per pianoforte ed orchestra; nella seconda parte invece, il musicista marchigiano dirigerà alcuni tra i capolavori per coro e orchestra della storia della musica, da Bach a Verdi, da Händel a Orff. Alla fine, Allevi e il coro eseguiranno insieme O Generosa!, e cioè l'inno della Lega Calcio Serie A da lui composto.

Preparatevi, per dirla con Allevi, «ad un viaggio nell'eternità, perché queste musiche sono proiettate fuori dalla dimensione temporale».

Di più, «ad un viaggio per riscoprire le nostre radici culturali, e vivere il presente con lo sguardo rivolto al futuro».

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