Cronaca locale

Via con altre 18 commissioni «Ma dimenticano la famiglia»

Posti per (quasi) tutti a sinistra. Parisi: «Niente novità» Intanto il Pd fa la voce grossa: iniziano i mal di pancia

Alberto Giannoni

C'è l'innovazione e la partecipazione. C'è la trasparenza e ci sono gli open data. Le commissioni istituite ieri sono 18, e un po' tutti i consiglieri della maggioranza saranno presidenti o vicepresidenti di qualcosa. Eppure continua a non esserci la famiglia (come non è prevista fra le deleghe degli assessori).

Tutto come previsto a Palazzo Marino. L'aula ha votato l'ufficio di presidenza, con due posti che sono andati al Pd (l'ex presidente di zona 9 Beatrice Uguccioni ed Elena Buscemi) e due all'opposizione (Luigi Pagliuca e Laura Molteni, votati dai consiglieri di centrodestra, mentre i 5 Stelle hanno votato Patrizia Bedori). Gli altri incarichi «di garanzia» lasciati alle minoranze sono tre. Intanto la presidenza della commissione di controllo delle partecipate (si parla di Fabrizio De Pasquale e Pietro Tatarella, ma il secondo dovrebbe aver fatto un passo indietro). Poi due vicepresidenze di due commissioni. La Affari istituzionali dovrebbe andare a Manfredi Palmeri della Lista Parisi (forse alla guida di una sottocommissione sulla città metropolitana) l'antimafia a un consigliere dei 5 Stelle, potrebbe essere il candidato sindaco Gianluca Corrado.

Il numero delle commissioni resta invariato ma le competenze sono state oggetto di discussioni in Consiglio: «Un segno forte di non rinnovamento della politica - ha detto il candidato sindaco del centrodestra Stefano Parisi - 18 commissioni per 48 consiglieri. È una logica solo politica e si capisce perché la politica fa molta fatica a rinnovarsi». Secondo Parisi le attribuzioni sono state decise con una «logica speculare agli assessorati con qualche aggiustamento. Ed è sbagliato perché il problema è la divisione in silos che non si parlano. Forse sarebbe stato meglio organizzare le commissioni per politiche e bisogni». Parisi, in un intervento molto ascoltato, ha chiesto anche di alzare il livello qualitativo degli ordini del giorno in aula (ricevendo rassicurazioni dal presidente, Lamberto Bertolè). Un esempio? Per il candidato del centrodestra la visita milanese del premier Matteo Renzi avrebbe dovuto essere oggetto di una relazione in aula del sindaco. Critiche sulla composizione delle commissioni sono arrivate dai capigruppo di Forza Italia e Lega, coi capigruppo Gianluca Comazzi e Alessandro Morelli (Matteo Salvini era presente anche ieri). Quanto al tema famiglia, ignorato dalle commissioni e anche dalle deleghe degli assessorati, Matteo Forte di «Milano popolare» ha proposto una «commissione speciale per redigere un piano integrato di politiche familiari». La mozione che ha presentato fa riferimento alla Costituzione, che la famiglia la cita ampiamente. E cita dati milanesi che dovrebbero allarmare: «I bambini e i ragazzi compresi tra gli 0 e i 14 anni rappresentano il 13% della popolazione di Milano, contro il 23% degli over 65, il tasso di fecondità conta 1,3 figli nati per donna, non garantendo quella che è generalmente definita crescita zero, per cui al numero di decessi corrisponde un egual numero di nuovi nati». Forza Italia sostiene la richiesta: «Sono ormai 5 anni che la famiglia ha perso centralità nell'azione del Comune. Le famiglie milanesi sono state dimenticate. Quello della natalità e dei figli è un tema importante. E il bonus bebè è un intervento spot ma mancano politiche organiche».

Critiche sulle commissioni sono arrivate, un po' inaspettate, anche da Franco D'Alfonso, ex assessore e oggi consigliere semplice, che ha parlato di «una pletora di commissioni» e del rischio di una «perdita di tempo», proponendo una seduta ad hoc sul tema dell'astensionismo elettorale di Milano.

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