Cronaca locale

Ammazzato a colpi di pistola nel garage di casa. Freddato nella sua auto

L’omicidio è avvenuto verso le 19 di ieri a Cernusco sul Naviglio. Indagano i carabinieri

Ammazzato a colpi di pistola nel garage di casa. Freddato nella sua auto

Un italiano di 63 anni, Donato Carbone, è stato ammazzato all’interno della sua macchina nei box del condominio dove viveva. L’omicidio è avvenuto poco prima delle 19 di mercoledì 16 ottobre in via Don Lorenzo Milani al civico 17. L'omicida sarebbe poi scappato su una utilitaria di colore blu, risultata rubata a settembre tra Bergamo e Brescia. Diversi posti di blocco sono già stati diramati in tutta la zona.

Secondo una prima ricostruzione l’omicida avrebbe raggiunto la sua vittima nel box e avrebbe esploso diversi colpi di arma da fuoco. Sul posto sono infatti stati trovati 11 bossoli. Il rumore è stato distintamente udito dagli altri condomini che hanno immediatamente allertato le Forze dell’ordine. L'arma usata dovrebbe essere una pistola semiautomatica 9x21. Sul luogo della tragedia sono giunti i carabinieri di Cassano D’Adda che si sono occupati dei rilevamenti del caso e hanno ascoltato i racconti dei testimoni.

Per il 63enne non c’è stato nulla da fare, al loro arrivo l’uomo era già morto. Secondo quanto emerso, la vittima, ex imprenditore edile di origini tarantine, viveva in Lombardia da diversi anni. Non aveva problemi con la giustizia, a parte un piccolo precedente penale per droga. Ma si parla comunque di molto tempo fa. Carbone non lavorava da quando aveva chiuso la sua azienda e ultimamente la sua unica occupazione era quella di nonno. Sembra avesse inoltre qualche problema di salute. Tutte queste informazioni sono molto distanti dall'esecuzione tipica della criminalità organizzata riservatogli.

Sta ora agli inquirenti riuscire a ricostruire la sua vita e capire chi potesse volerlo vedere ammazzato. A questo scopo sarebbe stato acquisito dai militari il cellulare di Carbone. Importante sarà il controllo delle ultime chiamate inviate e ricevute. Certo è che l'assassino doveva conoscere molto bene sia le abitudini che gli orari del suo bersaglio. Le indagini sono state affidate ai carabinieri della Squadra omicidi del Nucleo investigativo di Milano, coordinati da Michele Miulli e Cataldo Pantaleo. Il caso è coordinato dal pubblico ministero Roberta Amadeo.

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