Cronaca locale

Appello, per Zambetti condanna dimezzata Lui: «Andavo assolto»

Voto di scambio per le Regionali del 2010 In primo grado erano stati 13 anni e 6 mesi

Cristina Bassi

Una pena quasi dimezzata e l'imputato, Domenico Zambetti, che reagisce comunque con amarezza: «Dovevo essere assolto». La corte d'Appello ha condannato ieri l'ex assessore regionale alla Casa a sette anni e mezzo di carcere. In primo grado a Zambetti era stata inflitta una pena di 13 anni e sei mesi.

L'ex esponente del Pdl, che era stato arrestato nel 2012, è accusato di corruzione, voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa. In particolare per il presunto acquisto di un pacchetto di preferenze dalla 'ndrangheta per le Regionali del 2010. La Terza sezione della corte d'Appello, presieduta da Oscar Magi, ha ridotto anche la condanna di Ambrogio Crespi, fratello dell'ex sondaggista politico Luigi. La pena per Crespi passa dai 12 anni di reclusione del primo grado a sei anni. Sia a Zambetti sia a Crespi i giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche. In sostanza per questo è stato possibile rideterminare le loro condanne. Per quanto riguarda gli altri imputati del processo, a Ciro Simonte sono stati inflitti otto anni di carcere (contro gli 11 in primo grado). La pena per Eugenio Costantino, considerato dagli inquirenti referente della cosca di 'ndrangheta Di Grillo-Mancuso, è stata così determinata: quattro anni e quattro mesi, in continuazione con i circa 11 anni definitivi inflitti in un procedimento parallelo, sono diventati in totale 15 anni, cinque mesi e dieci giorni. Nel febbraio del 2017 il Tribunale aveva inflitto a Costantino 16 anni e aveva invece assolto Alfredo Celeste, ex sindaco di Sedriano, il primo Comune del milanese sciolto per mafia, e il medico Marco Scalambra. Le motivazioni della sentenza di ieri verranno depositate tra 90 giorni. Confermate infine le condanne a risarcire in solido il Comune di Milano per 650mila euro, la Regione Lombardia per 875mila euro e Aler per 350mila euro.

Alla lettura della sentenza Zambetti, provato e per niente soddisfatto dell'esito, ha respinto i giornalisti. Poi in lacrime ha commentato: «Dovevo essere assolto, non ho fatto niente. Sono una vittima e non un carnefice». L'ex assessore regionale ha annunciato che presenterà ricorso in Cassazione.

La Procura generale aveva chiesto la conferma della condanna di Zambetti (come praticamente di tutte le altre) ritenendo che avesse «consapevolmente» attinto voti dal «bacino della criminalità organizzata» e stretto un «patto» coi referenti delle cosche lombarde che «prevedeva, in cambio di voti, lavoro e appalti».

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