Cronaca locale

Area C, si riparte per sei mesi Pisapia ha 35 milioni di dubbi

A tanto ammonta la cifra che il Comune dovrebbe restituire ai cittadini se il ricorso contro il blocco diventasse definitivo

Il sindaco ottiene l'ok politico della squadra. Insiste sul gradimento dei milanesi ad Area C - anche se una puntata di Radio Popolare dedicata al ticket ieri mattina ha ottenuto quattro chiamate su quattro di «compagni» contrari al provvedimento, tanto per dare un'idea a campione - e sfida i giudici. Il vertice di ieri tra Giuliano Pisapia e i consiglieri di maggioranza ha dato il via libera al ticket-bis. Domani la giunta voterà la delibera per riaccendere le telecamere dal 17 settembre, nonostante la sentenza del Tar nel merito del ricorso che ha congelato dal 26 luglio il provvedimento sia fissato il 14 novembre. Già pronta la campagna di comunicazione, «C sono buone nuove», «C siamo, si riparte dal 17 settembre». Assicura la capogruppo del Pd Carmela Rozza che sono «tutti convinti di aver operato nel giusto e con i nuovi provvedimenti della giunta risponderemo alle eccezioni sollevate dal Consiglio di Stato». Pertanto «non abbiamo assolutamente fatto il conto del rischio danni qualora la sentenza bocciasse Area C». Ma almeno virtualmente, non si fatica a valutare quale sarebbe l'impatto economico (negativo) per le casse comunali, visto che giusto qualche giorno prima dello stop Palazzo Marino aveva presentato un bilancio dei primi 6 mesi. E parlava di circa 11 milioni di euro di incassi da pedaggio. E di oltre 300mila multe da 78 euro. Di fronte a una bocciatura, il Comune potrebbe ritrovarsi a rimborsare a chi lo chiedesse ticket acquistati e sanzioni già pagate per un totale di 35 milioni di euro. Non dovrebbe ri-spegnere le telecamere, visto che quella che verrà approvata domani è una delibera ex novo, che allunga il test (tolta pausa estiva e quella prevista per Natale) fino a un totale di un anno. Con i prossimi sei mesi si arriverà al 17 marzo 2013. Chi volesse attaccare Area C bis dovrebbe presentare un nuovo ricorso. E visti i tempi lunghi della giustizia, prima di marzo la maggioranza conta di approvare la versione definitiva del ticket, per passare da test alla congestion definitiva. In via prudenziale, la giunta sospende l'invio delle 45mila multe non ancora spedite prima della sospensione del Consiglio di Stato a luglio. Ma è un rebus di cui si è discusso ieri nella riunione: il Comune inserirà il punto nella memoria difensiva al Tar, per tutelarsi da eventuali ricorsi per danno erariale. Tecnicismi: nella nuova delibera di fatto la giunta accorcerà da 18 a 12 mesi la durata del test e voterà le linee guida del Piano urbano del traffico all'interno della Cerchia che era datato 2003 e (per i giudici) ormai scaduto. Verrà inserita la convenzione con gli autosilos, per rendere più conveniente il posteggio nei parcheggi interrati (13 euro per ingresso e 4 ore di sosta, come in superficie). L'assessore Pierfrancesco Maran si è detto «soddisfatto» e sottolinea che «andremo insieme ad implementare il Piano urbano della mobilità con altri provvedimenti per l'emergenza traffico a ambiente».
Ampie polemiche alla riunione sui Giovedì di Milano. Nati come «giovedì dello shopping», progetto presentato al Comune dall'Unione del commercio e rinviato da marzo. La sinistra ha dato l'ok per la partenza dal 20 settembre ma non digerisce che lo spegnimento delle telecamere un'ora e mezzo prima, alle 18 invece che alle 19.30 passi come una contentino ai negozianti. «Non è assolutamente una concessione ai commercianti» ha premesso alla squadra il sindaco Pisapia. E la capogruppo Pd e l'assessore al Commercio D'Alfonso hanno invece difeso il progetto. Ma le polemiche dei consiglieri rischiano di rendere ancora meno collaborativa la categoria che può decretare il successo o meno dei Giovedì.
Centrodestra all'attacco. Il capogruppo della Lega e parlamentare Ue Matteo Salvini presenterà un'interrogazione alla Commissione Ue per «lesione del diritto alla mobilità di residenti e lavoratori». Per il consigliere Pdl Riccardo De Corato è «una decisione arrogante della maggioranza, Assolombarda e altre categorie chiedevano un confronto in aula.

La giunta dovrà fare i conti con altri ricorsi».

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