Arrestato per corruzione l'ex dg dell'Ortomercato

A Zani soldi, cene di lusso, viaggi e restauri per favori al consorzio del facchinaggio

Ritornano i regali in cambio di favori illeciti. Le «solite» cene in ristoranti di lusso, i viaggi, il denaro, il restauro di un prezioso mobile antico e, come da copione, la buona parolina per l'assunzione di un'amica in una cooperativa. Più che malcostume a Cesare Ferrero - presidente di Sogemi spa, la società partecipata che partecipata del Comune di Milano che gestisce l'Ortomercato di via Lombroso - deve sembrare una maledizione. «Siamo profondamente dispiaciuti del fatto che ogni volta che proviamo a fare un passo avanti per costruire una nuova immagine ci siano situazioni che ci riportano indietro» ha dichiarato ieri precisando che la società non è indagata e sta collaborando da tempo con la questura. Del resto lo sapevano tutti e da tempo che quei due, l'ormai ex direttore generale di Sogemi Stefano Zani, 53 anni e l'imprenditore 62enne Giorgio Gnoli erano amici stretti, ma forse non immaginavano quanto. Ieri la squadra mobile e la Procura di Milano hanno spedito entrambi ai domiciliari insieme a un dipendente dell'imprenditore, il 54enne Vincenzo Manco. Accusando Zani di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio commesso in continuazione, Gnoli e Manco di istigazione alla corruzione in quanto ritenuti dall'autorità giudiziaria amministratori occulti della società Ageas, consorzio di cooperative concessionario per le attività di facchinaggio all'interno dell'Ortomercato. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal gip Carlo Ottone De Marchi, che ha accolto le richieste dei pm Romanelli, Boccassini e Roveda. Da mesi si sapeva infatti dell'inchiesta per corruzione e turbativa d'asta che coinvolgeva Zani in relazione a presunti favori nei confronti del consorzio «Ageas». E così a giugno scorso il presidente Ferrero aveva deciso di spostarlo all'incarico di direttore degli Affari generali.

Secondo gli investigatori della Mobile, l'11 gennaio 2018 Gnoli e Manco avrebbero tentato di convincere un ispettore dell'Ortomercato con offerte e promesse di denaro. Quando il dipendente ha rifiutato quattro mesi dopo ha ricevuto a casa un proiettile con un messaggio minatorio. «Questa indagine è nata grazie all'onestà di quest'uomo» ha dichiarato ieri il capo della Squadra mobile Marco Calì. L'inchiesta parte infatti un mese dopo la sua denuncia, che ha consentito di svelare un sistema di corruzioni «radicato» (in termini di soldi e reagali) messo in piedi dagli amministratori occulti del consorzio in cambio di un trattamento privilegiato. Le successive perquisizioni a casa e negli uffici degli indagati hanno consentito di dimostrare l'esistenza di un rapporto di «natura corruttiva continuato e risalente nel tempo», come si legge nelle carte, tra i due imprenditori e Stefano Zani quando era ancora dg di Sogemi.

Secondo i magistrati infatti, «persuaso» con regali di vario genere e con denaro, Zani avrebbe consentito a Gnoli e Manco «di acquisire le commesse di facchinaggio violando le norme in materia di appalti e ha ripetutamente e drasticamente ridotto, nei casi in cui sono state rilevate le infrazioni da parte di altri dipendenti di Sogemi, le sanzioni inflitte al consorzio e alle sue consociate». Oltre ai tre arrestati, ci sono due indagati a piede libero: un dipendente della Sogemi e di uno di Ageas.

PaFu

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