Cronaca locale

È arrivato Ben Harper La città si tinge di blues

Sul palco di Assago il chitarrista californiano e la sua storica band È l'ultimo interprete di una tradizione che spazia dal folk e al rock

In molti a Milano si sono innamorati di Ben Harper e della sua musica in una notte di autunno di 20 anni fa. Era il novembre del 1995 quando, esibendosi come supporter di Pj Harvey al Palalido, quest'anomalo (e fino a allora non conosciutissimo) bluesman californiano incantò tutti - chi lo conosceva e chi no - distillando emozioni e melodie a colpi di lap steel guitar, una chitarra usata principalmente nella musica hawaiana e nel country, così particolare da dover essere suonata rigorosamente da seduti. Da allora c'è chi non ha mai perso un suo concerto all'ombra della Madonnina. L'ultimo in ordine di tempo è in programma stasera (ore 21, ingresso 57/46 euro) nell'area adiacente al Forum di Assago ed è inserita nel cartellone nel Postepay Milano Summer Festival.

A suo modo un evento nell'evento per gli amanti di Ben Harper, uno degli ultimi eredi delle migliori tradizioni rock, blues e folk, che ha saputo rigenerare in una miscela esplosiva e assolutamente attuale. Già, perché, dopo una pausa protrattasi per oltre sette anni (anni nel corso dei quali ha formato Relentless 7, collaborato con una leggenda come l'armonicista Charlie Musselwhite e fatto un disco e un tour con la madre Ellen Chase-Vendries), il cantautore classe 1969 ha deciso di rimettere in piedi gli Innocent Criminals, la sua band storica (e indubbiamente la migliore), quella con cui ha sempre suonato dagli esordi a metà anni Novanta fino al 2008 e che viene descritta in forma strepitosa. Preparatevi dunque a un concerto antologico attraverso quasi 20 anni di carriera e svariati generi sonori, dal folk-rock al blues, dal funk al reggae. Attenzione: ciò che fa la differenza nella musica (sia elettrica sia acustica) di Ben Harper, che deve molto al misticismo caraibico e alla cultura religiosa afro-americana, non sono le canzoni (belle), né la musica (altrettanto valida), ma l'interpretazione. «Figlio» tanto di Jimi Hendrix quanto di Robert Johnson, Harper è capace di prendere un brano e rivoltarlo come un guanto, portarlo agli estremi - sia un rock nero e sporco, un blues/soul o un folk sussurrato e intimo - senza mai andare sopra le righe.

La sua chitarra preferita? Una Weissenborn. Che «anima» quasi fosse un violoncello. Un'arma emozionale, pazzesca, che nelle sue mani letteralmente esplode.

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