Cronaca locale

Le badanti? Un esercito E 32mila sono straniere

Le badanti? Un esercito E 32mila sono straniere

La recente ratifica della Convenzione sulle lavoratrici e i lavoratori domestici in Italia ha permesso di porre l'accento su una professione che oggi rappresenta un importante tassello del welfare familiare per il nostro Paese.
Si tratta di un comparto dove il contributo degli immigrati risulta determinante: sono oltre 750mila i lavoratori stranieri censiti dall'Istat che si occupano, in forme diverse, di assistenza familiare, oltre 81mila nella sola provincia di Milano e circa 32mila in città.
L'indagine svolta da Franco Pittau, coordinata da UniCredit Foundation e basata sui più recenti dati messi a disposizione dall'INPS, ha fatto emergere l'identikit del badante di oggi: rumeno, ucraino o moldavo, principalmente donna (addirittura l'88%) e particolarmente parsimonioso. È infatti in grado di accantonare anche fino a 250 euro al mese, denaro in parte poi spedito ai familiari nei Paesi d'origine, correndo il non raro rischio del mancato recapito.
Tra i diversi dati interessanti emersi dall'indagine, è da segnalare il tema del livello di istruzione, che risulta mediamente elevato, con il 26,7% che ha conseguito il diploma e il 18,0% che ha frequentato l'Università.
«Altro aspetto da analizzare - precisa Pittau - è la gamma di aggettivi che i lavoratori stranieri utilizzano per definire gli italiani: gentili, bravi, buoni, disponibili, educati, esigenti. C'è un grande carico di affetto da parte loro, ma anche noi apprezziamo l'immigrazione in questo particolare settore. Occorre, tuttavia, revisionare il sistema: l'istituto ha bisogno di qualche modifica».
Una conclusione condivisa in pieno dall'assessore milanese alle Politiche Sociali, Pierfrancesco Majorino: «Dal 2004 sono stati ridotti dell'85% i fondi per l'assistenza ai non autosufficienti: ora dobbiamo recuperare il rapporto tra collaboratori e politiche sociali. Abbiamo una grande risorsa su cui lavorare, qui non parliamo di prestazioni aggiuntive ma del cuore delle prestazioni di assistenza».
E da Palazzo Marino comunicano tre diversi fronti d'azione: entro il 2015 a Milano saranno attivi gli immigration center, una rete fondamentale per offrire informazioni e facilitare il rapporto tra gli immigrati e il contesto in cui vivono. Attualmente il Comune eroga già bonus sociali a chi assiste in maniera regolare i propri familiari, mentre in cantiere, infine, c'è la creazione di un portale attraverso cui le organizzazioni sindacali potranno collaborare con chi si occupa di accesso al credito.
«Una migliore qualità del welfare familiare migliora la qualità della vita delle comunità - spiega Maurizio Carrara, presidente di UniCredit Foundation - e può concorrere a contenere i costi pubblici sia per le cure, sia per l'assistenza, in particolare delle persone anziane».
Non è una novità, d'altronde, che tra le tipologie di assistiti gli anziani occupino un posto privilegiato (circa il 53%), mentre, in un terzo dei casi, l'assistenza viene prestata direttamente alle famiglie.

«Solo incentivando la formazione professionale dei collaboratori domestici - conclude Majorino - possiamo davvero pensare di tutelare le famiglie milanesi e italiane».

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