Cronaca locale

La banda dei writer imbattibile per 15 anni

Il gruppo «Wca» era conosciuto in tutto il mondo: «Azioni aggressive e spettacolari»

La banda dei writer imbattibile per 15 anni

Quella di «Wca» (che sta per We can all) era la crew di graffitari più quotata. Una banda di una quindicina di ragazzi conosciuta in Europa e persino nel mondo per le incursioni soprattutto nella metro a imbrattare i treni. L'indagine della polizia locale, con i sequestri che risalgono al maggio del 2016, descrive nei dettagli attraverso filmati, foto e chat le attività di questi writer aggressivi e sempre alla ricerca della ribalta. E ipotizza per gli indagati anche il reato di associazione per delinquere, oltre all'imbrattamento e al danneggiamento. Ora il gip Guido Salvini respinge la richiesta di archiviazione dell'inchiesta della Procura e dispone l'imputazione coatta per 11 giovani (per altri 5 è stata invece accolta l'istanza del pm).

«Una volta i graffiti erano fatti solo da gente dei bassifondi. Adesso solo fighetti e figli di papà. Fanc...», rivendicavano quelli di Wca con una grossa scritta su un convoglio. I coinvolti, tutti tra i 24 e i 39 anni, sono nati a Milano, Catania, Torre del Greco ma anche in Brasile, Belgio, Svezia. Nessuno di loro è collegato ai centri sociali. Hanno nomi di battaglia come «Acne», «Rud», «Pluto», «Xeno». Si legge nella lunga informativa della polizia locale: «Grazie alle loro azioni forti, aggressive e spettacolari, si sono guadagnati il rispetto delle più importanti crew italiane ed europee tanto da essere considerati la crew italiana più stimata, affermata e conosciuta in Europa». La loro azione era «pronta anche allo scontro fisico con gli agenti della sicurezza e le crew rivali». L'obiettivo delle incursioni era ottenere il massimo della visibilità e fama nel giro dei «writer vandalici». Da qui le foto e i filmati conservati nei computer e nei telefonini e postati sui social. Il gruppo ha pure autoprodotto un film in dvd dal titolo We can all Vandalz.

Le scritte che imbrattavano i treni della metro, soprattutto la Verde, di Ferrovie Nord e Ferrovie dello Stato e i muri della città (le aziende e l'ente sono parte offesa) erano una sfida: «War contro Atm» oppure bestemmie, «Fuck police» e «2001-2011: 10 anni che vi spacchiamo il cu...». Agli atti ci sono molte foto degli indagati, dei loro tatuaggi e dello loro imprese. La banda era bene organizzata, con una gerarchia piramidale e la suddivisione dei compiti. Il capo è stato individuato dagli inquirenti in Stefano Maravigna, catanese di 35 anni. C'era chi disegnava dettagliate mappe delle stazioni e delle gallerie in cui colpire e chi sabotava i sistemi di allarme sradicando di cavi. I graffiti erano eseguiti con blitz chiamati «Black Jump», cioè scattati all'improvviso durante le fermata di un convoglio, o quando i vagoni erano fermi su binari morti. Gli indagati sono rimasti attivi dal 2001 fino almeno al 2016, non solo in Lombardia e in altre regioni ma anche in Spagna, Germania, Francia, New York e Australia.

Adesso la Procura dovrà formulare la richiesta di rinvio a giudizio per gli 11 indicati dal gip.

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