Cronaca locale

Milano, Beppe Sala vince le primarie dei cinesi

Mr Expo vince col 42,2%. Distaccati Balzani (33,9%) e Majorino (23%). Ma le primarie restano un flop: i partecipanti sono ben lontani da quelli del 2011. E infiammano le polemiche sulle "truppe cammellate" di cinesi a votare Sala

Milano, Beppe Sala vince le primarie dei cinesi

Beppe Sala in testa alle primarie dei cinesi. A Milano, dopo due giorni di consultazioni, Mister Expo stacca gli altri candidati alle primarie del centrosinistra incassando il 42,2%. Un distacco abbastanza netto anche se non si tratta certo di una vittoria schiacciante. Francesca Balzani, attuale vicesindaco di Milano portata in palmo di mano dallo stesso Giuliano Pisapia, si ferma a 33,9%, mentre Pierfrancesco Majorino deve accontentarsi del 23%. Pressoché incalssificato Antonio Iannetta che non riesce nemmeno ad arrivare all'1%.

Matteo Renzi tira un sospiro di sollievo. Il "suo" candidato, già direttore generale di Letizia Moratti, ha la moglio sulla donna forte del sindaco uscente. La rivoluzione arancione si schianta così dopo appena cinque anni. Il popolo di centrosinistra manda a casa Pisapia e affida a Sala la corsa del centrosinistra al Comune di Milano. Ma lo fa con l'amaro in bocca. Perché, ancora una volta, le primarie del centrosinistra non saranno ricordate come esempio di consultazione popolare, ma per le polemiche che si sono portate dietro. A scatenarle sono state le code di cinesi che, secondo Matteo Salvini, sono corse a "votare il candidato di Renzi". Un'accusa che il responsabile sicurezza Emanuele Fiano le bolla come "irricevibile e disgustosa". "I cittadini stranieri che hanno votato - ha sottolineato - sono stati il 4% e tutti regolarmente residenti a Milano". Anche le associazioni delle comunità somale, cinesi e sudamericane hanno categoricamente smentito che ci sia stato "voto di scambio". Anche se il dubbio resta.

I 150 seggi aperti in circoli del Pd e Sel, circoli Arci, negozi, bar e perfino in vecchie latterie, hanno favorito l'affluenza al voto. Ma i circa 60mila milanesi accorsi a dare la propria preferenza sono ben lontani da quota 67mila votanti registrati nel 2011, quando le primarie incoronarono Pisapia come candidato sindaco arancione. Da allora molto non ha funzionato. E la sinistra, a Palazzo Marino, non ha fatto altro che collezionare sfaceli. Tanto da allontanare il suo stesso elettorato.

Il risultato di oggi, dunque, non è tanto la risicata vittoria del candidato di Renzi, ma la sconfitta delle politiche arancioni e la chiusura definitiva del capitolo Pisapia.

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