Cronaca locale

Da Broadway a Milano con tutta la magia degli "uomini in blu"

Parla il leader dei performer da 35 milioni di spettatori: "Siamo alieni tutti da ridere"

Da Broadway a Milano con tutta la magia degli "uomini in blu"

Da quasi ventotto anni sono sulla Terra, ma restano alieni. Non hanno perso il colore blu, né quello stupore di fronte agli oggetti che fanno parte della normalità di noi umani. Cercano di adattarsi, e ci fanno ridere. Senza mai profferire parola, semplicemente sgranando gli occhi e muovendosi in modo buffo. Sono i protagonisti di Blue Man Group, spettacolo storico di Broadway (sono riusciti a fare illuminare di blu l'intero Empire State Building), dal 1991 in scena a New York e da molto tempo in giro per il mondo, raccogliendo 35milioni di spettatori. Solo a due anni fa risale l'esordio italiano, oggi approdano a Milano - dal 19 al 24 marzo al Teatro degli Arcimboldi con seguito a Firenze. Il loro segreto è spiegato da Adam Erdossy, statunitense di origini ungheresi, veterano nel ruolo di Blue Man Captain.

Innanzitutto, perché il blu?

«Altri colori evocano sentimenti precisi: il giallo la gelosia, il rosso la passione. Per i creatori dello show, il blu simboleggia la libertà, la possibilità senza confini».

Cos'hanno di speciale questi Blue Men?

«Sono divertenti, fanno cose assurde con gli oggetti che noi useremmo in modo differente e più razionale. Sono identici fra loro, pelati, blu, muti. Dai tre creatori e interpreti originali Matt Goldman, Phil Stanton e Chris Wink ora siamo diventati un piccolo esercito: sei-otto perfomer per ogni show, e attualmente nel mondo ne girano cinque».

Quali qualità servono per essere un Blue Man?

«Devi saper cancellare il tuo ego, e tornare bambino. Nello show ci sono commedia, tecnologia, musica, un mix che raggiunge un pubblico di tutte le età».

Il Blue Man Group trasforma tubi in strumenti percussivi, vernici colorate in coreografie, cellulari in armi di illusione di massa, e perfino il cibo in strumenti di comicità circense: è faticoso restare sempre in scena e sempre in movimento?

«Facciamo allenamenti specifici prima dello show. Io cerco di concentrarmi e caricarmi in solitudine, facendo stretching. C'è poi una rock band virtuosa, guidata da Niels Westerman, che suona dal vivo in costumi con effetti speciali visuali: anche loro non stanno mai fermi».

La macchina da tour del Cirque du Soleil ha acquisito il vostro marchio per una cifra, si dice, pari a 70 milioni di dollari: comincia una nuova vita per il Blue Man Group?

«Per il momento ci ha dato il suo know how nei tour, negli anni a seguire questa alleanza potrà portare a una ricchezza maggiore negli spettacoli».

Quanto è cambiato lo show negli anni?

«In quasi tre decenni, molto. Anche se mantiene alcuni numeri storici, come quelli percussivi con i tubi in pvc. Ma nel 1991, per fare solo l'esempio più lampante, lo smart phone non era un oggetto quotidiano e comune. Oggi dà vita a uno dei numeri più divertenti».

Perché lo spettaolo di Blue Man Group è arrivato così tardi in Italia?

«Io ho una mia teoria. Gli show indoor in alcuni luoghi, penso a quelle zone interne degli Stati Uniti dove non c'è molto, diventano una fonte di divertimento e di colore.

Voi italiani avete un clima fantastico, il divertimento lo avete all'aperto, lo show può essere anche un aperitivo preso al bar con amici, su una luminosa piazza antica».

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