Cronaca locale

Bus contro il mezzo Amsa Indagati i due conducenti

Giovane e assunto da poco l'autista dell'Atm I colleghi: «Non ci spieghiamo perché quel rosso»

Bus contro il mezzo Amsa Indagati i due conducenti

Giovane, assunto da poco, era in Atm da circa 8 mesi. Formato però e senza alcuna contestazione alle spalle. Il conducente della linea 91 conosceva perfettamente il percorso, con tutti gli incroci e i semafori. Non riescono a darsi pace né a trovare una spiegazione i colleghi, 5mila in tutto, che ogni giorno trasportano milioni di passeggeri per la città, rispetto all'incidente mortale provocato dal conducente della 90 che sabato alle 8,09 in viale Bezzi, all'altezza di via Marostica, ha centrato un mezzo Amsa che aveva svoltato all'incrocio, provocando la morte di una passeggera. Shirley Ortega Calangi, filippina, 49 anni, una figlia di 26, baby sitter e milanese adottiva, è letteralmente volata giù dall'autobus in seguito al fortissimo impatto. La porta si è aperta all'improvviso, il trauma cranico riportato le è costato la vitta. Dalle prime ricostruzioni della dinamica dell'incidente, sembra che il conducente stesse percorrendo la corsia preferenziale a velocità sostenuta, superiore ai 50 chilometri orari, senza accorgersi che il semaforo era rosso ormai da alcuni secondi. Viaggiava a velocità addirittura superiore il guidatore del mezzo Amsa che aveva già impegnato l'incrocio da via Marostica verso via dei Gracchi. «Il codice della strada prevede però che in prossimità dell'incrocio si rallenti». Il conducente F.G. è ancora sotto shock, ha dieci gironi di prognosi, ma non è stato ricoverato, quindi non è stato possibile interrogarlo ieri. I risultati dell'alcol test sono negativi, si attendono quelli tossicologici. Due le indagini aperte, quella della Procura a carico dei due autisti per omicidio stradale aggravato dalla presenza di feriti e quella interna di Atm con una commissione.

Due le certezze: il conducente di 28 anni non ha visto il rosso e quindi non ha nemmeno tentato di frenare. Lo spazio per fermare il mezzo ci sarebbe stato, così come il sistema di frenata elettrico - assicurano i conducenti - è molto efficiente e consente di fermare il mezzo rapidamente. Anzi, uno degli aspetti più delicati dell'addestramento è proprio questo: imparare a non spingere troppo sul pedale per evitare le brusche frenate, così succede che i guidatori meno esperti possano essere richiamati per questo e affiancati nuovamente per imparare ad avere il piede «più leggero». In generale, assicurano i sindacati, i dipendenti Atm sono molto controllati: vengono sottoposti a test tossicologici a campione e controllati nei loro comportamenti alla guida da istruttori in borghese che verificano il rispetto del divieto dell'utilizzo del cellulare alla guida e del codice della strada. L'autista aveva preso servizio da 5 minuti quindi non poteva essere stanco, in straordinario o pressato dal rispetto degli orari, «aspetto su cui - assicura il segretario generale della Fit Cisl Lombardia, Giovanni Abimelech i conducenti non sono mai stati ripresi, sanzionati o segnalati», ma è da scartare anche l'ipotesi del malore, dal momento che il dipendente è riuscito a tenere il mezzo dopo lo schianto. Non rimane che la distrazione: da accertare infatti, se fosse al telefono - il cellulare è sotto sequestro - o se l'attenzione dell'uomo sia stata attirata da altro.

Al vaglio degli inquirenti i filmati delle telecamere, che al momento non hanno permesso di capire se il conducente stesse guardando il cellulare al momento del passaggio, si sta cercando un testimone che possa raccontare cosa stesse succedendo sul mezzo in quel momento.

Commenti