Cronaca locale

Il caso Statale occupata ora finisce alla Camera: "Basta cattivi maestri"

Interpellanza parlamentare sulle violenze «Si intervenga con sanzioni disciplinari»

Il caso Statale occupata  ora finisce alla Camera: "Basta cattivi maestri"

Arriva direttamente alla Camera il caso della Statale. Il caso, cioè, di un' Università che dovrebbe essere il luogo per antonomasia del sapere, una fucina di talenti e di pensiero libero, e rischia di ospitare, invece, un covo di odio, un' ultima ridotta di intolleranza e sopruso. Il rettore Elio Franzini si è ribellato, coraggiosamente, a questa deriva, che va avanti da tanti, troppi anni. Lo ha fatto denunciando quello che chiamato uno «scempio», una «sopraffazione», quando i soliti noti hanno occupato e imperversato per tutta la notte (di Halloween) con una «festa» cui hanno partecipato in centinaia, lasciando una devastazione generale. Pochi giorno dopo è stata occupata un'aula nella sede di via Conservatorio, pare per la mancanza di un microonde. Un mese dopo, è accaduto di peggio: otto studenti di «Azione universitaria» che avevano allestito un normalissimo gazebo informativo, autorizzato, sono stati aggrediti da decine di compagni - non colleghi - dei cosiddetti collettivi.

L'«andazzo» è questo, e gli episodi del genere sono ormai moltissimi. Di questo il rettore ha parlato anche in un'intervista rilasciata al Giornale, e di questo clima che si respira in via Festa del Perdono si è parlato ieri in Parlamento, grazie a un'interpellanza urgente presentata da Paola Frassinetti e Marco Osnato, deputati milanesi di Fratelli d'Italia. Ai due interpellanti risulta che quei «cinquanta aggressori si sarebbero riuniti ed organizzati nelle due ore precedenti presso un'aula dell'università che sarebbe occupata abusivamente da diversi anni nei pressi dello spazio dove era situato il banchetto, per poi uscire in gruppo, percorrendo i corridoi dell'università, e dirigersi contro il banchetto». E «l'aggressione - si legge - avveniva alla presenza delle forze dell'ordine poste a presidio del banchetto di Azione Universitaria».

Al tema dell'aggressione si aggiunge quello dei cattivi maestri, perché un professore universitario, «un ordinario - si legge ancora - ha commentato l'accaduto in questo modo: Avvertite appena lo sapete: come docente sarò felice di venire a portarvi la mia solidarietà antifascista». Ed è un tema che non si limita a Milano, quello dell'intolleranza politica nelle università: «È preoccupante - dichiarano Osnato e Frassinetti nell'atto parlamentare - il clima di violenza e sopraffazione che si sta creando all'interno degli atenei». E citano Roma, Bologna, e anche Trento, dove qualcuno ha cercato di «impedire ad un giornalista invitato da altri studenti, di intervenire ad una conferenza organizzata all'interno dell'università». Quel giornalista era Fausto Biloslavo, firma del Giornale. Frassinetti e Osnato hanno chiesto al governo di fare luce su questo clima e di fermare questa «deriva violenta» che rischia di far rinascere i vecchi metodi che «hanno determinato il clima di tensione e di terrore» negli anni Settanta. La risposta del sottosegretario è stata debole: «Non ci ha risposto sulle sanzioni - ha detto Frassinetti - e invece c'è una sorta di impunità nell'ateneo, questo è il cuore del problema. Finché è così, è inutile proclamare che si vuole un'università come luogo di confronto democratico. Adesso che sono stati divisi i dicasteri della scuola e dell'università, la responsabilità del ministro è ancora maggiore, ma le sue parole non sono molto incoraggianti. Il ministro deve garantire l'agibilità di tutti e intervenire in modo drastico, e devono esserci misure disciplinari nei confronti di chi compie atti di violenza».

L'era dei cattivi maestri, adesso, deve davvero finire. «Basta con queste incrostazioni del '68 e degli anni Settanta - dice Osnato - ora questi pseudo-intellettuali devono finirla, le università nel mondo sono luoghi in ci si respira il futuro, si progetta il futuro. Non possono restare solo qui un luogo di logiche vecchie e arretrate. Non se ne può più di questi nostalgici fermi a discutere cose di 100 anni fa, abbiamo bisogno di prospettive nuove, di aria fresca, di futuro».

Alberto Giannoni

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