Cronaca locale

Dal Castello alla Cosap i primi 10 assist di Parisi

Presentato il programma dei 5 anni e le azioni più urgenti «Servizi ai privati se migliori, con Pisapia sprechi assurdi»

Chiara Campo

Entra sulle note di Change di David Bowie (anche se per la colonna sonora della campagna preferirebbe Change the world di Eric Clapton) e chiude proiettando le prime 10 delibere con cui vuol «cambiare» Milano se sarà eletto sindaco. Dalla reintroduzione del vigile di quartiere alla riduzione della Cosap «ai livelli pre-Pisapia». Stefano Parisi aveva lanciato una bozza del programma il 19 marzo e un mese dopo (ieri) ha presentato la versione completa di 87 pagine depositata insieme alla candidatura con la coalizione del centrodestra. La kermesse inizia con un lungo applauso a Marco Pannella, «ha dato un grande contributo alla nostra democrazia». Tra i primi dieci atti da sindaco c'è la riattivazione a piena regime della centrale operativa della polizia locale in via Drago («dopo Expo viene usata solo per grandi eventi, può diventare la più moderna in Ue»). C'è un'azione di sgombero delle case popolari occupate, oggi circa 4mila: «Ci sono 20mila famiglie in lista, con un pò di polso un quarto del problema sarebbe quasi risolto». Anche se nel programma più ampio di fine mandato prevede demolizione e ricostruzione di caseggiati ormai degradati, per offrire alloggi moderni: «La casa è la priorità assoluta, pronti a vendere immobili per investire sull'obiettivo». Nel decalogo c'è subito il piano di restyling degli scali ferroviari rimasto al palo con Pisapia per le liti interne, l'eliminazione dell'Expo Gate e la riapertura di piazza Castello al traffico, l'eliminazione dei regolamenti inutili, un bando per la riqualificazione energetica degli immobili comunali.

C'è un attacco che Parisi si è sentito ripetere in queste settimane dalla sinistra e in particolare dall'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino, capolista Pd: «Parisi vuole privatizzare la scuola, la cultura». E il manager dallo Spazio Pergolesi risponde con i numeri che «sì, non ho paura di privatizzare servizi se serve ad abbattere gli sprechi di questi anni». Con la gestione dei nidi da parte del pubblico, si spendono 900 euro a bambino, coi privati 600 euro. I pasti a domicilio? Con 90mila euro gli enti del privato sociale li servono a 56mila persone, la giunta Pisapia ha speso 3 milioni all'anno per arrivare a 1.400 persone, «buttare via così le risorse non ha senso». Il pubblico «deve fare un passo indietro e lasciare che i privati, il terzo settore lavorino per il bene della città. Se riescono a gestire meglio i servizi dobbiamo aiutarli, abbassiamo i costi e aumentiamo il risultato. E passeremo a un sistema di voucher per usufruire dei servizi convenzionati». Per il contrasto alle povertà si ispira al modello lanciato dall'ex sindaco di New York Bloomberg nel 2007: «Diamo risorse alle famiglie in difficoltà a condizione che si attivino per uscirne, o il sussidio diventa un circolo vizioso». Una stoccata all'assessore Pierfrancesco Maran: «Dovremo capire come gestire il problema delle piste ciclabili che ha realizzato, occupano solo grande spazio, sono vuote e spesso finiscono nel nulla». Ci sono state «troppe chiacchiera» su verde e ambiente dalla sinistra: «Samo cementificatori? Loro non hanno creato un metro quadro in più di nuovi parchi. E i blocchi antismog di un giorno non servono a nulla. Bisogna incentivare il ricambio delle caldaie e fl'edilizia green». Il livello delle tasse? «Deve tornare almeno ai livelli pre-Pisapia. Le ha aumentate del 120%, del 197% le multe. Non so se la compagine che si schierà con Beppe Sala, fatta per metà da assessori di Pisapia, possa essere credibile nel dire che le vogliono ridurre». A Milan e Inter chiederà di continuare a investire su San Siro. Sul capitolo immigrazione ribadisce: «Dobbiamo pretendere da tutti rispetto delle nostre regole e tradizioni. E prima di autorizzare moschee serve una legge nazionale che fissi regole e trasparenza sui finanziamenti». Torna sulla proposta di un tavolo in prefettura con tutti i candidati per condividere un piano di emergenza profughi: «Non si riesce a fare perchè Sala pensa sia una trappola politica, queste cose si fanno persino a Roma ai cambi di governo per evitare vuoti, amministrare è una cosa seria non un gioco di tweet». Promosso dal leader di Fi Silvio Berlusconi: «È stata una bella giornata, fatta di progetti concreti e innovativi. Le idee giuste per vincere, far ripartire la città, liberare le energie e le risorse dei milanesi. Anche a Milano abbiamo fatto la scelta giusta, il modello Milano è il modello del centrodestra del futuro». Per la capolista Fi Mariastella Gelmini è «un programma liberale che archivia la stagione Pisapia. Basta con la guerra pubblico-privato, facciamo costare meno i servizi alzando la qualità».

E Gabriele Albertini che guida la lista civica rimarc: «É concreto basato su lavoro, sicurezza e sviluppo».

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