Cronaca locale

Il centenario di Vedova grande naufrago dell'arte

Palazzo Reale rende omaggio al re italiano della pittura informale. Un «teatro di energie»

Mimmo di Marzio

Nell'anno del centenario della nascita, Palazzo Reale dedica un degno omaggio al veneziano Emilio Vedova, scomparso nel 2006, l'esponente certo più rappresentativo della pittura informale, colui che Giulio Carlo Argan definì non a sproposito il fratello italiano di Jackson Pollock; anche se, rispetto agli artisti dell'action painting e della scuola di New York non mancarono alcune differenze sostanziali e una minor fortuna su scala internazionale. L'omaggio è una mostra a cura di Germano Celant che già al fondatore della Nuova Secessione Italiana e poi del Fronte Nuovo delle Arti aveva dedicato nel 2013 una grande monografia ragionata e una serie di convegni che avrebbero portato in laguna, l'anno successivo, alla doppia antologica nelle due sedi delle Zattere della Commissione consiliare cultura. Chi ebbe l'occasione (e la fortuna) di essere presente all'evento non potrà dimenticare l'effetto scenografico di Dischi e Plurimi negli spazi dei Magazzini del Sale di Venezia, con il suggestivo ausilio della «macchina espositiva» di Renzo Piano per la rotazione delle opere.

Non manca di fare la sua figura anche l'allestimento della Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale che, secondo un progetto dello studio Alvisi Kirimoto di Roma, realizza un percorso potente e dinamico con circa sessanta opere di grandi dimensioni disposte sia a parete sia a pavimento. I lavori in mostra, che spaziano dagli anni '40 agli anni '90, non seguono necessariamente un intento cronologico, ma tutt'al più scenografico rimarcando la teatralità che ha sempre contraddistinto i progetti di Vedova dagli anni Sessanta in poi, in particolare per le serie dei Dischi e dei Plurimi. L'esplosione di pittura gestuale (ma mai casuale, a differenza dell'action painting) pervade la grande sala attraverso i supporti più disparati, come le costruzioni lignee che contraddistinguevano i plurimi, strutture primitive aggregate a formare «nuclei di energia attiva». Queste strutture tridimensionali, insieme ai grandi tondi, rappresentano una delle cifre distintive di un artista il cui grido interiore fatto di materia, colore e gestualità, sapeva interagire con lo spazio mettendosi in connessione con una visione scultorea e architettonica. Questo continuo e poetico «attraversamento», questa romantica weltanschauung sono stati sapientemente condensati in un docufilm presentato questo autunno dalla Fondazione Emilio e Annabianca Vedova con l'appassionata partecipazione dell'attore Toni Servillo nel ruolo di io narrante. Il titolo della pellicola, diretta da Tomaso pessina, è emblematico: Emilio Vedova.

Dalla parte del naufragio; un naufragio che parte dal rapporto fisico con la tela bianca sulla quale Vedova «si scatenava preso da sacro furore, con violenza e furia».

Commenti