Cronaca locale

Cerimonie e un presidio per Ramelli e Pedenovi

Domani il ricordo delle vittime dell'odio rosso Pisapia andò senza fascia, ma Sala non ci sarà

Cerimonie e un presidio per Ramelli e Pedenovi

Non ancora spente le polemiche per il divieto di celebrare la messa sulle tombe del Campo X a Musocco dove riposano militi di Salò e le vittime della mattanza partigiana seguita al 25 aprile e la galassia della destra si trova a dover aprire la pagina sempre più amara dell'annuale ricordo di Sergio Ramell, il diciottenne del Fronte della gioventù morto il 29 aprile del 1975 dopo una terribile agonia durata quarantotto terribili giorni. A colpirlo una Hazel 36, la famigerata chiave inglese impugnata dal servizio d'ordine di Avanguardia operaia che lo aspettò sotto casa e gli sfondò il cranio sotto gli occhi di mamma Anita che era alla finestra. Uno dei fatti più terribili di quei terribili anni di piombo che hanno fatto diventare Ramelli il simbolo di tanti martiri che sacrificarono la vita sotto i colpi della violenza rossa. E soprattutto nell'indifferenza di chiesa e istituzioni. Perché sembrava addirittura che il suo funerale potesse essere vietato. Solo alla fine il suo feretro arrivò in chiesa di nascosto perché le autorità avevano vietato il corteo funebre visto che i compagni avevano minacciato di usare le chiavi inglesi contro i partecipanti. E non contenti filmarono i presenti per aggiungerli ai loro archivi dove erano già schedati i «fascisti» da colpire. Dieci anni durò l'impunità dei responsabili coperti, come si scoprì dopo, dalla connivenza della buona borghesia di sinistra e radical chic a cui appartenevano gli assassini che furono costretti a confessare solo dall'indagine esemplare di un magistrato coraggioso come Guido Salvini sul cui tavolo era stato messo due lustri dopo il fascicolo impolverato. Sperando in una rapida archiviazione e con qualcuno a palazzo di giustizia che gli consigliava «lasciar perdere».

Non andò così, come si legge oggi nella graphic novel Sergio Ramelli. Quando uccidere un fascista non era reato edita da Ferrogallico con testi di Marco Carucci, disegni di Paola Ramella e prefazione del giudice Salvini che sarà in libreria da domani, quarantaduesimo anniversario della morte. «In quel processo - ha detto l'onorevole Ignazio La Russa durante la presentazione di ieri alla Camera dei deputati - ho avuto l'onore di sostenere la parte civile, difendendo la mamma di Ramelli ma in realtà la storia di un'intera generazione. Almeno questo è stato l'intento mio e suo». Inutile, ha raccontato La Russa, l'invito a Giuliano Pisapia, «per cui è venuta meno l'opportunità di un dibattito che poteva avere un solo significato: affrontare da più angolazioni la questione di come una generazione fu indotta a scannarsi da chi voleva mantenere il potere e nella migliore delle ipotesi nulla fece perché ciò fosse evitato, nella peggiore provocò l'incancrenirsi del conflitto».

Cerimonie istituzionali domani alle 15,30 davanti al cippo dedicato a Ramelli dalla giunta Albertini nei giardini di via Pinturicchio. Nel suo ultimo anno di mandato, dopo molte polemiche, l'allora sindaco Pisapia partecipò (seppur inspiegabilmente senza fascia tricolore) alla cerimonia. Nessuna speranza, invece, che questa volta a essere presente sia il sindaco Giuseppe Sala che ha già dimostrato ben poca attenzione per le ragioni altrui. Secondo atto alle ore 16 in viale Lombardia, davanti alla lapide che ricorda il mite avvocato e consigliere provinciale del Msi Enrico Pedenovi, ammazzato sotto casa il 29 aprile dell'anno dopo da un commando di Prima linea proprio mentre si recava alla commemorazione di Ramelli. In serata, invece, l'evento organizzato dalle comunità militanti a cui anche quest'anno è stato negato il tradizionale corteo che terminava al murales dedicato a Ramelli in via Paladini e che ricorderanno anche l'eroe di guerra Carlo Borsani.

Alle 18 presidio alla chiesa dei santi Nereo e Achilleo in viale Argonne dove alle 19,30 sarà celebrata la messa e alle 20,30 comincerà la commemorazione.

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