Cronaca locale

"Cicheti" e "ombre de vin": gita nella Barena di Venezia

Nelle terre emerse a ridosso della Laguna si gustano risi e bisi e pesce. E si produce Fiorella, un raro miele

"Cicheti" e "ombre de vin": gita nella Barena di Venezia

L'itinerario di oggi è particolare, un viaggio alle porte di Venezia, fermandoci prima si imboccare le rampe del Ponte della Libertà. Siamo in quella terra di mezzo tra laguna e pianura, trafficato, ricco di verde campagna, acqua, piccole chiese isolate, paesini, strade trafficate, ville meravigliose. Il nostro viaggio parte appena lasciata la terribile Romea a Lughetto di Campagna Lupia in uno dei migliori ristoranti di pesce d'Italia, l'Antica Osteria Cera, guidata da Lionello e sua moglie Simonetta. Di queste persone colpisce l'umanità. Tra cuochi che si offendono se li chiami con il termine italiano e non chef, tra carrieristi innamorati della propria immagine riflessa, Lionello e la sua famiglia continuano la tradizione che portò qui da Vicenza mamma Silvana e papà Rino. Lei aprì una fiaschetteria, dove si vendeva il vino sfuso, direttamente dalle damigiane ai fiaschi. Rino faceva il pescatore. Si passò a qualche «ombra» per arrivare ai «cicheti»: il pesce invenduto diventava frittura. I clienti erano operai delle fabbriche e camionisti. Lionello, dopo la scuola alberghiera, comincia a trasformare il locale nella splendida osteria che è ora. Partito da fritto misto, cozze e vongole, bollito con qualche primo, ma solo nei weekend, ora Lionello è sbarcato anche al Lido di Venezia, all'hotel Excelsior, per tutta l'estate con il suo «Bistrot del mare».

Ma il suo regno resta questo, una grande cucina in un grande ambiente, con la convivialità del tempo delle ombre e dei cicheti e un menu Laguna, con 12 portate benedette dalla mano di Cera e dal dialetto: canocie in tecia con carciofi, tramezzino coe alici, risi e bisi coe cappelonghe, bigoi coe sardee, l'insalata di erbette, orata ai ferri con bovoletti all'aglio e prezzemolo, poenta e spezie.

Satolli, scendiamo verso Chioggia e incrociamo il bizzarro Casone di Valle Zappa, una casa di caccia costruita tra 1923 e il 1928 su progetto dell'architetto Duilio Torres, appassionato di edifici nordici. Infatti sembra di essere in Olanda. Ogni stanza ha un colore diverso assegnato agli ospiti che vi passavano la notte. Il colore era lo stesso della botte e stazione di appostamento assegnate agli ospiti dal capo caccia.

Il Mercato Ittico di Chioggia non è un'istituzione che merita una visita. Vi accediamo attraverso il Portale a Prisca, scolpito da Amleto Sartori. La traduzione del pesce in piatti la proviamo a El Gato: i grandi crudi, capesante scottate su crema di patata viola, pennette con ragù di fasolari, piccola frittura della laguna.

Risaliamo a nord e a Dolo prendiamo l'aperitivo al bar Mirage, ottimo anche per colazione e pausa pranzo. Qui incrociamo la prima delle ville dell'entroterra veneziano, Villa Badoer Fattoretto in località Sambruson, della prima metà del '700. Residenza estiva dei Badoer, fino al 1945 ospitò il barone De Chantal. Si narra che il barone amoreggiasse con Armida, nobildonna sposata che abitava nella villa di fronte, al di là del Naviglio.

Ogni volta che il marito partiva, esponeva una lampada rossa. All'interno fastose sale con preziosi documenti storici e il Museo degli antichi Mestieri. Bellissimo il parco che la circonda. Tappa all'Osteria del Frate, in un monastero del 500: saor di sarde; spaghetti vongole e bottarga di muggine; tonno in crosta di sesamo nero; tris di baccalà.

Siamo nelle terre del miele di barena, cioè la terra emersa a ridosso e all'interno della laguna. Un miele rarissimo che deriva dall'altrettanto raro «Limonium specie vulgare» conosciuto come «fiorella di barena» che fiorisce da luglio a metà settembre. All'Apicoltura Semenzato producono questo miele dai profumi particolari, unici. Due altre ville per chiudere. Villa Franceschi, affacciata su un vasto parco secolare (33 mila mq) sulle rive del fiume Brenta, un tempo casa-vacanze dell'aristocrazia veneziana, oggi albergo di lusso. Infine Villa Contarini dei Leoni, per i due felini di pietra posti ai lati della scalinata centrale. Nel 1696 i Pisani, nuovi proprietari dell'immobile, commissionarono un ciclo di affreschi a Giambattista Tiepolo. Gli affreschi furono strappati nel 1893 e venduti all'estero. Oggi si trovano nel Museo Jacquemart-André di Parigi.

Villa dei Leoni è di proprietà del Comune e viene utilizzata per esposizioni ed eventi della ricca e golosa terra di mezzo.

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