Un nuovo centro di aiuto. E 28 milioni per i profughi
13 Febbraio 2018 - 09:08Hub in via Scaldasole per favorire i rimpatri. I numeri choc del Comune sugli stranieri
Il capogruppo della Lega Alessandro Morelli consiglia (provocatoriamente) al Pd Pierfrancesco Majorino di spacchettare il suo assessorato in Comune, «crei il settore Welfare per tutti e quello dedicato agli immigrati». In Commissione si discute il Bilancio di previsione 2018 e colpiscono le tante voci legate al capitolo integrazione e profughi. L'assessore precisa che il Comune non ci mette un euro, sono soldi statali, ma non fa molta differenza: i contribuenti verseranno per l'accoglienza dei migranti a Milano 28 milioni di euro, cinque in più dell'anno scorso. A parità di posti letto, si punta su «una maggiore qualità - spiega Majorino - vogliamo passare da 422 a mille posti Sprar e diminuire da 965 a 400 quelli nei grandi centri di accoglienza». Lo Sprar non prevede solo vitto e alloggio ma anche corsi di italiano e percorsi di avviamento al lavoro per gli ospiti, da qui l'aumento di spesa. E a fine marzo il Comune inaugurerà a due passi da corso di Porta Ticinese, accanto all'Immigration Center in via Scaldasole (ad oggi poco frequentato) un nuovo «Relocation center», vale a dire uno sportello che supporti il trasferimento dei richiedenti asilo in altre città europee o assistenza al rimpatrio per chi vuole tornare nel Paese d'origine. In Comune, contesta Silvia Sardone (Fi), «hanno come unica priorità l'immigrazione. Mentre molti italiani sono in difficoltà, si continuano a spendere milioni per garantire vitto e alloggio a persone che in gran parte diventeranno futuri immigrati irregolari». Il capogruppo azzurro Gianluca Comazzi fa presente che «l'Immigration Center si è rivelato un flop. Il Relocation dovrebbe gestire i rimpatri? Ci auguriamo sia così, sperando che il quartiere non diventi una nuova via Sammartini», il centro di smistamento vicino alla Centrale che per mesi è stato un dormitorio a cielo aperto. Majorino assicura che «ci saranno solo le persone che lavorano per i rimaptri». E Comazzi sottolinea che «osservando il Bilancio ingenti risorse sono dedicate all'emergenza profughi (28 milioni di fondi statali) e all'inclusione (45 milioni). E all'interno del documento si stima per giunta che entro il 2035 a Milano un residente su tre sarà straniero. Di cosa ci stupiamo? Anziché disincentivare la presenza massiccia di stranieri il Pd apre loro le porte. Per fortuna i cittadini sono stufi delle loro scellerate politiche, e presto li manderanno a casa». L'esponente di Fi ha letto i dati del settore Statistica del Comune riportati sul documento del Welfare. Si parla di un salto da meno dell'8% dei residenti stranieri sul totale nel 1999 al 18,6 per cento nel 2017 alla proiezione del 30% nel 2035. Praticamente un milanese su tre. Il Municipio 2 (su cui ricade via Padova) e il Municipio 9 (Niguarda) sono le zone col maggiore exploit, tra le nazionalità con la crescita più alta quella cinese, filippina, egiziana. Majorino ammette che «in alcuni casi, in periferia, la presenza di stranieri è più complicata e può creare paura» ma precisa che nei dati non sono compresi i flussi di profughi o irregolari. Esatto.
Si sommeranno al quadro, e in alcune aree si rischierà l'effetto ghetto.