Cronaca locale

Da Città Studi al Litta «Piccoli» palcoscenici ma di grande ricerca

Marta Calcagno Baldini

Piccoli palcoscenici crescono, cambiano e si dimostrano in grado di tenere testa alle sale più spaziose presenti in città, come testimoniano MTM e il Teatro Libero. A gennaio 2018 Gaia Calimani diventa presidente della Fondazione di Palazzo Litta, incarico che già dall'anno scorso aveva iniziato a svolgere in un lento passaggio di mano con Gaetano Callegaro, da 25 anni presidente dalla Fondazione. Da corso Magenta si decidono le sorti di MTM, ovvero Manifatture Teatrali Milanesi, il gruppo costituitosi nel 2015 dall'unione del Teatro Litta e di Quelli di Grock, congiungendo così due poli produttivi molto importanti del sistema teatrale di Milano, entrambi operanti da 40 anni a livello locale e nazionale. «È una bella sfida dice la Calimani-, io non sono attrice o regista. Da 25 anni lavoro già al Litta, ma ho una formazione nel mondo della pubblicità». Il che può aiutare ad avere un nuovo punto di vista sulla gestione dei cartelloni delle tre sale, due al Litta e una al Leonardo: «Sì, ora siamo impegnati a presentare le nostre produzioni per ottenere i finanziamenti dal Ministero, e vorrei che fossero generi di spettacolo ben distinti in modo che anche il pubblico sappia meglio orientarsi tra Litta e Leonardo». E così in Città Studi, nella sala del Teatro Leonardo, il 2018 inizia già con spettacoli con un taglio maggiormente pop, mentre i due palchi del Litta sono riservati a produzioni e lavori più di ricerca: dal 18 al 28 gennaio si attende Salomè, dalla drammaturgia di Oscar Wilde e di Giovanni Testori fuse insieme in un'elaborazione di Alberto Oliva, anche regista, e Mino Manni, in una chiave che pone al centro il profeta, Giovanni. Dal Teatro Libero di via Savona la novità è che Corrado Accordino, regista, attore, già direttore del Binario 7 di Monza e del «Teatro Comunale» a Nova Milanese, si prende in carico anche tutta la gestione organizzativa del Libero «e vorrei che tutte queste sale diventassero un vero e proprio centro di produzione», dice.

Che non a caso ha debuttato proprio al Libero con Come sono diventato stupido, la nuova produzione della Compagnia La Danza Immobile che dirige e di cui è anche regista: fino al 23 gennaio è in scena una commedia brillante e ben interpretata sull'intelligenza «come una malattia, ma per cui per fortuna esiste una cura».

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