Cronaca locale

Colpo San Raffaele L'ospedale arruola i big dell'oncologia

Nemici e amici al tempo stesso. Concorrenti e collaboratori stretti. L'Istituto europeo oncologico, fondato da Umberto Veronesi nel 1994, e l'Istituto nazionale dei tumori di via Venezian più che contendersi le pazienti in questi anni hanno fatto fronte comune per offrire assistenza alle migliaia e migliaia di richieste. Si sono scambiati medici e hanno condiviso progetti di ricerca. Ora tra i big della senologia spunta un nuovo protagonista: il San Raffaele. Ed è in atto una nuova mini migrazione di camici bianchi.Il colosso di via Olgettina finora non ha mai investito quanto gli altri due ospedali nella chirurgia al seno. Ma nel nuovo piano di rilancio della struttura ha deciso di potenziare il reparto di Senologia e rafforzare la squadra dei medici. Per arrivare al livello dei «concorrenti» specializzati da anni, l'amministratore delegato Nicola Bedin ha messo in atto una strategia manageriale tipica delle più scafate società di finanza e delle banche: ha pescato tra i professionisti migliori dei miglior reparti concorrenti seguendo la logica del «fatti amico il tuo peggior nemico». Tradotto nella pratica, ha «rubato» l'equipe dello Ieo di Paolo Veronesi, figlio di Umberto, e si è portato via i suoi più fedeli collaboratori del reparto di senologia di via Ripamonti, offrendo loro una carica più elevata. Logiche di mercato infallibili. È così Oreste Gentilini, che allo Ieo era il Senologo di punta, braccio destro di Veronesi junior, ora è primario al San Raffaele. Stefano Martella, chirurgo plastico ricostruttivo allo Ieo, ora è responsabile della Chirurgia ricostruttiva. Bedin è andato anche a sfogliare i curricula dei medici dell'Istituto dei tumori e si è portato via Pietro Panizza, radiologo specializzato sulle terapie al seno, nominandolo responsabile dell'unità operativa di radiologia seno logica. Ecco impostata la squadra che opererà nel reparto di Luca Gianni, responsabile di oncologia medica al San Raffaele già da anni. L'esodo dallo Ieo tuttavia non e' un fuggi fuggi. «Però dopo tanti anni di esperienza nell'ospedale numero uno e' normale che si diventi professionalmente attraenti» spiega un oncologo. E forse si vuole riscoprire il gusto di quello spirito da pionieri che allo Ieo c'era tanti anni fa, quando era tutto da impostare, progettare, migliorare. Quando Veronesi era il guru che insegnava a costruire un rapporto nuovo con le pazienti. Ora il suo istituto, che si basa sugli stessi principi di allora, paga un po' il prezzo del primo della classe, dell'enorme mole di lavoro e di richieste. Solo Paolo Veronesi ha al suo attivo oltre 7mila interventi in 15 anni. Ovviamente gli anni della progettualità e della conquista non ci sono più, non ci sono più nemmeno i finanziamenti di anni fa. Ma in compenso si è dato l'imprinting a professionisti che, dopo centinaia di ore in sala operatoria e a fianco di Veronesi, ora hanno da dire la loro. E cercano nuove sfide, come è normale che sia a un certo punto di una bella carriera. A trarne i frutti sono le pazienti colpite da tumore al seno, di cui la metà provenienti da altre regioni: ora in Lombardia e' nato un nuovo polo d'eccellenza. Già in passato l'oncologia lombarda aveva avuto spostamenti e abbandoni. Un caso su tutti: Filippo de Braud, ex direttore della divisione di Farmacologia allo Ieo, fu assunto all'Int come primario di oncologia medica. Oppure Ugo Pastorino che, da direttore della divisione di chirurgia toracica dello Ieo, si è trasferito all'Int. Percorso analogo per Giuseppe Pelosi, ex direttore Ieo dell'unità di Istopatologia diagnostica poi migrato all'Int come direttore dell'unità di Patologia diagnostica.

E l'impronta di Veronesi c'è ancora in ognuno di loro.

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