Cronaca locale

Comici e gatti sulla scena Liti di coppia da «ridere»

Rossi alla Cooperativa, Simenon al Parenti E una pièce tratta dall'Antico Testamento

Antonio Bozzo

Bisogna dire che Paolo Rossi, il vecchio urticante attor comico, rimane una garanzia. Passano i tempi, cambiano i bersagli satirici, nascono e muoiono mode e conformistici birignao, ma Rossi, a dispetto del cognome più che comune, dimostra a ogni nuovo spettacolo di essere fuori dal seminato, per inventiva e incisività. Se non ci credete, accomodatevi al Teatro della Cooperativa, dove va in scena «Allenamento col pubblico» (fino al 1º dicembre). Di che cosa si tratta?

Facciamolo dire a Paolo Rossi, che così ha scritto nella presentazione dello spettacolo. «Qual è culturalmente e moralmente l'azione più concreta per un teatrante di oggi? Un monologo, una storia impegnata sulle periferie per mettersi una medaglietta al valore all'occhiello? Oppure prendere scene, costumi e una compagnia di giovani e recarsi in periferia, per portare la gente fuori di casa almeno una sera? Ma chi è il pubblico? Pagante o no, sarà protagonista. Sarà attivo. Partecipante. Come i Greci allo stadio o gli ultras a teatro. Esentati i timidi. Io, attore, in queste serate mi allenerò con il pubblico e il pubblico si allenerà con me. Improvvisazione, illusionismo, ginnastica mentale ed emotiva».

Oltre a Rossi, da non perdere c'è «Arizona. Una tragedia musicale americana», in Sala Fassbinder all'Elfo Puccini - hub teatrale sempre più vivace e innovativo - di Juan Carlos Rubio con Laura Marinoni e Fabrizio Falco, anche regista (fino al 1º dicembre). George e Margaret sono una coppia squinternata: lei ha il mito di Julie Andrews, lui rimane il classico macho senza dubbi. Vanno in Arizona, come parte della milizia civile che difende i sacri confini dalle invasioni di pezzenti dal Sud latino. Con umorismo e cinismo, i dialoghi tra i due (inutile dire che sono bravissimi, un piacere seguire attori così) ci portano dentro i temi stringenti dell'attualità, e del confronto con il vicino, spesso considerato un alieno. Le musiche sono di Angelo Vitaliano.

Altri due coniugi vanno in scena a Milano, quelli della pièce «Il gatto», dall'omonimo romanzo di Simenon, al Parenti fino al 1º dicembre. Émile (Elia Schilton) e Marguerite (Alvia Reale) hanno innalzato un muro di silenzio. Parlano solo attraverso bigliettini, crudelissimi nei contenuti. Perché? Tutto cominciò dalla morte del gatto di casa, lui accusa lei di averlo ucciso. E se avesse veramente ucciso il gatto (ma viene assassinato pure il pappagallo), lei potrebbe essere capace di uccidere anche il marito, no? Simenon, da maestro qual è, tesse la storia sul non detto, il rancore, la guerra domestica, il marcio che alberga nei cuori. La regia è di Roberto Valerio.

Liberamente tratto dall'Antico Testamento, al Teatro i è andato in scena - ieri sera ultimo spettacolo - «Saul» di André Gide. Saul è il primo re di Israele, eletto poi ripudiato da Dio. La sua incapacità di accettare la fine del proprio potere rappresenta la parabola dell'uomo che cade. Nello spettacolo, diretto da Giovanni Ortoleva, Saul è una rockstar in decadenza.

Forse il tradimento dall'originale di Gide (di cui consigliamo la lettura) è un po' forzato, ma è giusto che il teatro voglia tenersi al passo con i tempi.

Commenti