Cronaca locale

Compie cent'anni l'uomo che scolpì i volti di politici, attori e vip

La Milano dell'arte festeggia i cento anni di Gualberto Rocchi, scultore giramondo che ha ritratto alcuni tra i più grandi personaggi del Novecento. L'artista, che in vista di Expo sarà celebrato da una mostra che raccoglierà alcuni tra i suoi più celebri busti, è un pezzo di storia della scultura italiana; compiuto il secolo in questi giorni, continua a lavorare nella sua casa studio di viale Abruzzi. Una storia, la sua, nata nel fervore della Brera degli anni '50, quando Milano era crocevia internazionale di avanguardie. Le sue teste, i suoi nudi, i suoi angeli divennero presto famosi in un momento particolarmente felice anche per la scultura che aveva radici a Milano, tra i vicendevoli influssi di maestri come Francesco Messina, Marino Marini e Giacomo Manzù.

Milanese doc, classe 1914, Rocchi inizò a farsi conoscere come docente della cattedra di scultura all'Accademia di Brera, anni in cui vinse diversi premi. Le sue opere si trovano nelle case delle famiglie italiane più importanti, così come in luoghi pubblici sia in Italia che all'estero. Tra i suoi lavori pubblici, la scultura in memoria delle guide Alpine, nella Casa delle Guide a Cervinia, il busto del Commissario Luigi Calabresi alla Questura di Milano. Ma a rendere celebre questo artista è soprattutto il lungo elenco di ritratti eccellenti, dalle famiglie reali alle grandi star di Hollywood, che egli conobbe nella sua lunga e avventurosa vita. Eccolo in posa con i reali di Spagna e d'Olanda, con il presidente messicano Miguel Alemán, con il direttore d'orchestra Arturo Toscanini, con lo scrittore Salvator Gotta, con l'astronauta Edwin Aldrin che sbarcò dall'Apollo 11 e passeggiò sulla Luna; con il regista Vincente Minnelli e gli attori Henry Fonda, Jack Nicholson, Rex Harrison, Yul Brinner, Rossano Brazzi e ai quattro figli del loro collega James Stewart.

Gli anni Cinquanta furono decisivi alla sua ascesa di scultore «alla corte» del jet set. «Un'estate mi ritrovai a bordo del celebre yacht di Kashoggi, quello con i rubinetti d'oro. Lì conobbi i reali di Spagna che mi invitarono alla Zarzuela per realizzare il busto di tutta la famiglia». Una casa reale tira l'altra e allora ecco il nostro in un hotel di Cervinia in cui soggiornava la futura regina Beatrice la quale, guarda caso, era appassionata d'arte e si dilettava nella scultura. Non mancarono episodi «mondani», come il ritratto a Jack Nicholson conosciuto in una cena all'hotel de Paris di Montecarlo o come il busto fatto a Richard Burton conosciuto a Portofino e che ora si trova nella collezione di un museo del Galles. E neppure eccellenti italiani. «A un party romano - ricorda - conobbi una giornalista molto vicina a Giulio Andreotti che mi combinò un appuntamento. Fui ricevuto nel suo studio e il senatore posò in piedi, ma per pochi minuti. Quando gli portai la scultura in marmo di Carrara la scartò, spostò le suppellettili da un mobile, vi posizionò la scultura e la guardò con malcelata meraviglia dicendo: sono uguali anche in capelli. Alla fine mi ringraziò: “Devo sdebitarmi con lei”. Ma non lo fece mai...

».

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