Cronaca locale

Il Comune "scarica" via Bolla. Regione: aiuti sugli sgomberi

Il Comune "scarica" via Bolla. Regione: aiuti sugli sgomberi

Un «macroscopico» buco nero della zona 8 di Milano. Così il sindaco Beppe Sala ha definito le case Aler di via Bolla, dove una quindicina di famiglie rom assediano gli inquilini regolari, vige il racket delle occupazioni e gli alloggi cadono a pezzi. L'idea della giunta che ieri si è riunita in trasferta proprio a Quarto Oggiaro, nella sede dell'incubatore dedicato all'innovazione sociale FabriQ a cui sono stati destinati altri 135mila euro dal Comune per implementarsi, «è che quel quartiere popolare sia di difficile recuperabilità, dal punto di vista della struttura - ha riferito -. Sono fabbricati nati 25 anni fa, che dovevano essere provvisori e in cui in questi anni non si è cambiata neanche una lampadina. «Il mio invito fermo alla Regione è che su via Bolla bisogna intervenire. Non pensiamo che si possano recuperare. D'altro canto ci sono realtà come quelle gestite anche dal Comune su Lorenteggio su cui si ipotizzano abbattimenti e ricostruzioni. Bisogna prendersi cura di chi è dentro e trovargli un'alternativa mentre chi è palesemente illegittimo o delinque va fatto uscire. Non dico che va fatto domani mattina, ma dopo tanto tempo pensiamo che a questo punto, avendo analizzato bene le cose, bisogna andare verso una decisione del genere». Ma la replica secca arriva dal consigliere regionale e coordinatore cittadino di Forza Italia Fabio Altitonante: «Il Comune - avverte - continua a chiacchierare ma nei fatti è il vero grande assente. Sono stato più volte nelle case Aler di via Bolla e c'è solo un'azione da fare subito: gli sgomberi. Se il Comune ci desse il supporto dei servizi sociali, in pochi giorni potremmo ripulire i palazzi. Oggi abbiamo un campo rom abusivo all'interno delle case. È vergognoso che le persone perbene siano costrette a fuggire dalla propria casa o a vivere rinchiusi».

Bene «le proposte di demolizione e ricostruzione, ma il Comune come sempre scarica la palla».

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