Cronaca locale

Il Comune vuol cedere l'ex liceo di Bruzzano (ora che è occupato)

Il Municipio lo voleva: non ha avuto risposte Adesso la giunta si è «svegliata», troppo tardi

Alberto Giannoni

Patata bollente offresi a Bruzzano. Cambia ancora la vicenda della scuola Omero di via del Volga. E assume contorni paradossali. Il Comune si è «svegliato» e adesso vuole dare alla Zona la scuola occupata abusivamente dai centri sociali. Ma, con tempi e condizioni del tutto nuove, dentro il Municipio ora serpeggia un certo scetticismo.

La storia dell'ex liceo classico tiene banco da circa un anno. L'Omero è una scuola storica per il quartiere ma nel settembre dello scorso anno è stata accorpata al liceo scientifico Russel di Niguarda. La causa dell'accorpamento? Il calo delle iscrizioni e i problemi strutturali dell'edificio. A novembre, anche parlando col Giornale, l'assessore alla Scuola del Municipio 9 Deborah Giovanati aveva lanciato un appello al Comune, per avere l'edificio ormai libero, assegnarlo ad attività sociali e prevenire in questo modo prevedibili occupazioni abusive. Il Comune non rispose ma il Municipio ci aveva visto giusto: oltre alle occupazioni estemporanee, poche settimane fa è arrivata quella «giusta», politicamente parlando. Il centro sociale RimaKe, sgomberato il 31 maggio da una banca di via Astesani, il giorno stesso si è preso la scuola di Bruzzano, nel silenzio benevolo del centrosinistra e fra le proteste del centrodestra, compreso l'assessore zonale alla Sicurezza Andrea Pellegrini, che insieme ai consiglieri comunali Gianluca Comazzi e Silvia Sardone, ha subito chiesto lo sgombero. Lo sgombero ovviamente non c'è stato, e il centro sociale ha proseguito, instancabile, le sue attività: grigliate ma anche laboratori. La cosa ovviamente non è passata inosservata. Il 5 luglio il consigliere Max Bastoni ha interrogato il sindaco, per sapere se era stata presentata una querela a carico degli abusivi e se erano state avviate le procedure per lo sgombero. Il 9 luglio la vicesindaco Anna Scavuzzo ha risposto che il Comune stava valutando le condizioni per rientrare in possesso della struttura, in carico alla Città metropolitana per una convenzione del 2011. Domande identiche a quelle di Bastoni sono state poste in Città metropolitana da altro leghista, Raffaele Cucchi. Nelle more di questo ritorno, il Comune che pare tutt'altro che convinto di riprendersi le chiavi della scuola. Il 9 agosto, due assessori incontrano il presidente del Municipio Giuseppe Lardieri insieme a Pellegrini. Nel vertice viene fuori che la scuola dovrà essere demolita fra tre anni, ma nel frattempo il Comune desidera ardentemente che la Zona dia via al progetto dei «giardini condivisi» in una parte del piano terra e nell'area antistante, mentre per l'interno pensa a un bando, e pensa a uno sgombero. Il tutto probabilmente è stato concepito proprio come un piano per liberare la scuola ed evitare che venga rioccupata. Ma perché coinvolgere la Zona? Se lo chiedono anche nel Municipio, mentre la scadenza dei 3 anni cambia tutto, rendendo meno appetibile la sistemazione nella scuola per chi è potenzialmente interessato. Il presidente Lardieri è cauto. Chiede «prima di tutto che venga liberato» e considera che, nell'arco dei tre anni, «quel progetto che avevamo pensato non è possibile». «Dovremmo fare una manifestazione di interesse - spiega - per capire se ci sono associazioni intenzionate, e il tutto è comunque subordinato alla condizione di agibilità degli spazi, e a tutte le altre variabili, affitti e spese». Insomma, la Zona non muore dalla voglia di dire sì, anche se non dice ancora no: «Dobbiamo coinvolgere commissione e Consiglio» spiega Lardieri, che comunque vuole lavorare col Comune: «A ognuno le sue responsabilità, noi non siamo contro a prescindere e siamo sempre costruttivi, ma nelle regole». E sulle regole, anche Pellegrini non prescinde: «Al di là delle valutazioni sul progetto dei giardini condivisi, non vedo molti margini, anche perché il Municipio non può prendere a scatola chiusa un progetto calato dall'alto, ha una sua visione e una sua dignità.

Valuteremo bene, in ogni caso al primo posto sta la legalità, da cui non si prescinde e che non si baratta».

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