Cronaca locale

Al corteo «antifascista» la follia degli estremisti che insultano gli ebrei

Sfilano anarchici, maoisti e filo-palestinesi Nel mirino le stelle di David. Attacchi al Pd

Alberto Giannoni

Terzomondisti, anarchici e centri sociali (abusivi), nostalgici dell'Urss e tardo maoisti. C'è spazio per tutti al 25 aprile di Milano. Dentro il corteo ci sono tutte le sigle e siglette della diaspora comunista e gruppettara. Ma sembra che non si possa portare una bandiera americana. E sembra che non ci possano stare la Brigata ebraica e la Comunità ebraica, ovvero i figli e i nipoti di quelli che più patirono l'orrore nazista, ne i campi di sterminio. Sembra in realtà, perché la contestazione pesante che si temeva alla vigilia, alla prova della piazza si rivela come la messa in scena, più patetica che aggressiva, di una manciata di autonomi.

Sono le 14 e la manifestazione non sembra enorme: il ponte avrà distratto molti. In piazza, ovviamente, si fanno vedere tutte le componenti possibili e immaginabili della sinistra ufficiale e istituzionale: ognuna con la sua bella bandiera, nel mezzo di una stagione politica tumultuosa di scissioni e alleanze. Il Pd, già prima che parta il corteo, deve affrontare alcuni contestatori (i militanti del «Cantiere», che ce l'hanno col decreto Minniti). La seconda razione di fischi piove all'altezza di piazza San Babila, dove sono tradizionalmente appostati gli «ultrà» anti-israeliani e i filo-palestinesi più scatenati, che accolgono gli ebrei al grido di «fascisti, assassini, sionisti». C'è un filo, invece, fra la Resistenza, il sionismo e lo stato di Israele. La Brigata ebraica lo rappresenta ed è questo che non le viene perdonato. Ma in realtà sono sempre meno i contestatori della Brigata ebraica, e sempre più numerosi sembrano i suoi amici, che si inseriscono nel corteo fra la Cgil (con la segretaria Susanna Camusso) e il Pd, quel che resta di una possente macchina organizzativa che garantisce tutt'ora un servizio d'ordine compatto. Sono Pd e i City angels a proteggere Brigata e Amici di Israele dalla temuta contestazione. Lo spiegamento di forze dell'ordine è ingente: «Solo prudenza, la situazione appare molto tranquilla» dice il sindaco, Beppe Sala che in effetti, attorniato da qualche assessore e accompagnato dal presidente provinciale dell'Anpi, Roberto Cenati, si avvicina allo striscione con la Stella di David per un saluto che - si vede - vuole essere molto convinto ostentato. Lì trova i Radicali e il sottosegretario Benedetto Della Vedova, l'antropologa Maryan Ismail, simbolo della battaglia contro l'islamismo, e tanti altri. Con la comunità, insieme al presidente Raffaele Besso e all'assessore Davide Romano, le varie anime: le componenti giovanili, gli «scout», l'ala di sinistra e quella più ortodossa. Gli ebrei milanesi applaudono a lungo gli striscioni dell'Anpi. Qualcuno tende una mano e abbraccia Cenati, che ha schierato la sua Associazione a difesa della Brigata: «Grazie». Da brividi l'applauso con cui gli ebrei e i reduci dei campi si salutano a vicenda. «Tenetevi a braccetto, non per mano» il passaparola del servizio d'ordine, che si schiera su due file all'imbocco di San Babila, dove però tutto fila liscio.

E in Duomo il presidente del Senato Pietro Grasso dice: «Siete e sarete sempre a casa vostra in una piazza come questa, chi contesta la vostra presenza nega la storia della Resistenza».

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