Cronaca locale

Dall'auto fino alla luna, i 29 grammi di storia della Brugola in mostra

Assolombarda celebra la vite creata nel 1926, a Lissone prodotti ancora 8 milioni al giorno

Dall'auto fino alla luna, i 29 grammi di storia della Brugola in mostra

«Lavoriamo nella meccanica di precisione, creiamo tecnologie avanzate al servizio di progettazioni particolari e specifiche». «Sì, insomma, abbiamo un negozio di ferramenta, anzi ci lavoriamo come commessi». Sono le battute di una delle scene più famose di Tre uomini e una gamba del trio Aldo, Giovanni e Giacomo. Basta, infatti, googlare Il Paradiso della Brugola per essere rimandati al video dell'esilarante descrizione dell'attività lavorativa dei protagonisti. Se vent'anni fa la sequenza comica ha ufficialmente lanciato il trio sul grande schermo, la fama, invece, della brugola era già più che consacrata. E, oggi, la vite che ha rivoluzionato l'industria è protagonista della mostra organizzata da Assolombarda col quarto capitolo del progetto «Forse non tutti sanno che...».

Obiettivo dell'iniziativa è valorizzare gli oggetti iconici dell'industria e della cultura italiana. E dopo la «Schiscetta» di Caimi Brevetti, il primo numero della Gazzetta dello Sport, i due trofei «Coppa della Uefa Champions League» e l'originale calco in gesso della «Coppa del Mondo Fifa» della G.D.E. Bertoni, quale modo migliore per farlo se non con la celebrazione dei 29 grammi di acciaio al carbonio, della testa cava esagonale e del gambo a torciglione che dall'auto alla missione sulla luna ha sempre rappresentato al meglio il made in Italy?

Presente nell'Apollo 11 che il 20 luglio 1969 ha portato i primi uomini sulla Luna e in un'automobile su quattro al mondo, il piccolo strumento di ferramenta viene prodotto da più di novant'anni dalla famiglia italiana di cui porta il nome. In lei confluiscono i tanti successi dei Brugola, approdati nella fabbricazione di 800 differenti tipologie di viti riunite nell'unico stabilimento «Brugola Oeb Industriale Spa» di Lissone, il cui ritmo di lavoro vanta ben otto milioni di creazioni quotidiane.

Nata nel territorio brianzolo come fabbrica di rondelle e anelli speciali per motori nel 1926, l'attività ha spiccato il volo a fine anni Venti grazie all'intuizione del suo fondatore, Egidio Brugola, di allargare la produzione al settore della viteria, iniziando a fabbricare forme a esagono incassato. Una tipologia, questa, già esistente, ma definitamente consacrata dalla standardizzazione di Egidio che, nel 1945, ne ha depositato il brevetto. Operazione che le è valsa la nomina per antonomasia di «vite Brugola».

Da ieri fino a fine novembre Palazzo Gio Ponti (via Pantano 9) ospiterà l'esposizione delle sette «Viti Critiche» del motore di un'automobile su cui Brugola ha specializzato la produzione. Per costruire un motore servono, infatti, circa cento tipi di viti, sette delle quali sono fondamentali per il corretto funzionamento: Viti Testata, Alberi a Cammes, Biella, Volano, Bancata, Albero Motore, Ingranaggi di Distribuzione. Ad arricchire la mostra, poi, una sala multimediale e multisensoriale, progettata e realizzata da Studeo group che Assolombarda ha voluto dedicare al progetto. «Attraverso questo progetto abbiamo voluto fare di Assolombarda, da sempre casa degli imprenditori, il luogo dove celebrare le tante eccellenze dell'industria italiana e dove vivere la storia delle nostre imprese in prima persona» spiega Assolombarda con el parole del suo presidente Carlo Bonomi.

«Trovo interessante e stimolante che la vite Brugola possa uscire dagli utilizzi per cui è stata inventata e diventare anche un oggetto da mostrare al pubblico» sottolinea Jody Brugola, nipote del fondatore e attuale presidente dello stabilimento di Lissone. «La vite creata da mio nonno e perfezionata da mio padre - spiega - ha due caratteristiche fondamentali: un'altissima qualità e un sofisticato contenuto tecnologico, due requisiti che rendono evidente la forte spinta innovativa che da sempre muove l'attività.

Sono aspirazioni che vogliamo trasmettere a tutti e condividere come valore».

Commenti