Cronaca locale

Un "Decameron" tra San Vittore e il Piccolo

Viaggio teatrale al femminile con la compagnia di Donatella Massimilla

Un "Decameron" tra San Vittore e il Piccolo

Milano è la città dell'illuminista Cesare Beccaria; bisognerebbe sempre ricordarsene quando, con colpevole approssimazione, si parla dei delitti e delle pene. O si parla di carcere, dove uomini e donne che hanno sbagliato dovrebbero «correggersi», non soltanto essere esclusi dalla società, perché pericolosi e irrecuperabili. E appunto nella città di Beccaria che opera il Cetec (Centro europeo teatro e carcere), di cui è direttrice artistica la regista e drammaturga Donatella Massimilla. Con la compagnia Dentro/Fuori San Vittore, Massimilla fa un utile lavoro, volto al reinserimento dei detenuti - una volta pagato il conto con la giustizia - nella società dei liberi. Trent'anni fa, Massimilla debuttava con Il Decameron delle donne che vediamo, in nuova veste ma con alcune storiche protagoniste, al Teatro Grassi domenica 10 (alle ore 16) e lunedì 11 (alle 20.30). È liberamente ispirato al romanzo della russa Julia Voznesenskaja (1940-2015), cristiana e femminista, finita in un gulag dell'infernale sistema sovietico di annientamento della dissidenza, poi costretta a vivere in esilio in Germania.

Il suo Decameron è popolato da donne, rinchiuse in un reparto maternità e tenute lontano dai loro bambini in quante affette da una malattia della pelle. Come ai tempi del Boccaccio, e della peste nera che costrinse alla reclusione bucolica i narratori delle novelle contenute nel capolavoro trecentesco, le donne della Voznesenskaja si raccontano storie di vita e amore, con tutte le sfumature. Attrici detenute ed ex detenute danno forma e senso a vicende che rispecchiano le loro stesse vite. Il «dentro» è San Vittore; il «fuori» è il Piccolo, che da oltre vent'anni collabora con Massimilla. «I giorni delle prove nel perimetro del carcere trovano naturale destinazione nello spazio scenico del Piccolo, offrendo alle detenute la possibilità di uscire, in una dimensione emotivamente straordinaria com'è mostrarsi da attrici al pubblico», ha detto Sergio Escobar, direttore del teatro fondato da Strehler, Grassi e Nina Vinchi.

Il laboratorio teatrale condotto da Massimilla con i detenuti ha affrontato, nel tempo, diversi autori e realizzato lavori originali. «Tutte storie - ha ricordato la regista - che donano emozioni, rinforzano la voglia di farcela e ricominciare davvero. Come una ninna nanna russa, ci siamo fatte cullare in questi anni di tempo sospeso dalla voglia di mettere al mondo nuove persone per un mondo migliore». Il testo originario della scrittrice russa è arricchito da scritti e canzoni di attrici detenute, anche di quelle che ancora non possono uscire in permesso. «E a far rivivere i trent'anni dello spettacolo - conclude Massimillan - le fotografie realizzate al debutto del 1989 da Maurizio Buscarino e quelle di adesso, fatte da suo figlio Federico». In scena Gilberta Crispino, Paola D'Alessandro, Jaksom Do Liete, Mariangela Ginetti, Olga Vinyals Martori, Dalia Nieves, Betsy Subirana, Irene Arpe (con Antonella, Claudia, Daniela, Elena, Jacqueline, Kristal, Marta, Martina, Solange, Sonia).

Le musiche, dal vivo, sono di Gianpietro Marazza.

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