Cronaca locale

Dee Dee Bridgewater a Villa Arconati La voce dell'ultima grande diva del jazz

Concerto di punta stasera per il festival. A 69 anni è ancora la numero uno

Luca Testoni

L'ultima diva del jazz. Denise Eileen Garret, meglio nota come Dee Dee Bridgewater (il nome del suo primo marito Cecil, arrangiatore e trombettista), 69 anni di Memphis, Tenneesee, è amata tanto in patria quanto nella Vecchia Europa. Soprattutto nel nostro Paese, dove viene a suonare spesso e volentieri (e dove vinse pure un Festival di Sanremo negli anni Novanta cantando assieme ai Pooh il brano Uomini soli), e in Francia, dove ha vissuto per oltre 20 anni (a Parigini, naturalmente). Proprio alla Francia e alla sua canzone d'autore ha dedicato un intero album, J'ai deux amours, nell'ormai lontano 2005. Un album di canzoni francesi cantante in francese (La vie en rose, La Mer, Ne me quitte pas,La Belle Vie, Mon homme, Avec le temps, Et maintenant), col quale reinterpretare con il suo inconfondibile stile il repertorio di Josephine Baker e Charles Trenet, dell'immensa Edith Piaf come dell'altrettanto grande Léo Ferrè, che sarà riproposto in concerto stasera nell'ambito della 31esima edizione del Festival di Villa Arconati ospitato all'interno dell'omonima residenza settecentesca di Castellazzo di Bollate.

La cantante, che ha avuto la fortuna e l'onore di lavorare con jazzisti del calibro di Dexter Gordon, Dizzy Gillespie, Max Roach, Sonny Rollins e Ray Charles e che è restia (per usare un eufemismo) a tenere in conto delle convenzioni, sarà accompagnata a Villa Arconati da un quartetto del quale fanno parte Ira Coleman al basso, Louis Winsberg alla chitarra, Marc Berthomieux alla fisarmonica e Minino Garay alla batteria e alle percussioni. Vale a dire, gli stessi musicisti con cui Dee Dee Bridgewater incise oltre 14 fa J'ai Deux Amours. «Quel disco è stato il mio personalissimo omaggio alla Francia che negli anni Ottanta mi ha accolto a braccia aperte e mi ha fatto sentire amata per un periodo molto lungo e bello della mia vita», ha detto la signora Bridgewater, una «musicista che canta», per dirla con la sua definizione di qualche tempo fa.

Restando in tema di definizioni, qualcuno ha anche definito l'estrosa vincitrice di tre Grammy, da quasi 50 anni sulle scene (nei primissimi anni Settanta cantava ogni lunedì nella big band di Thad Jones e Mel Lewis al Village Vanguard di New York), una vera e propria attrice jazz per la passione, il pathos e la presenza scenica che mette ogni volta che sale sul palco lasciandosi guidare dalla musica.

Sempre e comunque e a prescindere dai generi e dal successo commerciale.

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