Cronaca locale

Diocesi in retromarcia per la lettera anti gay: «Non è un censimento»

La Curia chiedeva di segnalare le scuole aperte ai temi dell'omosessualità Poi arrivano le scuse: «Ci siamo sbagliati, comunicazione inappropriata»

Diocesi in retromarcia per la lettera anti gay: «Non è un censimento»

«Mi sembra estremamente improbabile e strano che possa esserci un censimento di questo tipo nelle scuole». Così il presidente dei vescovi, il cardinale Angelo Bagnasco, a margine dell'assemblea della Cei, aveva commentato ieri la notizia pubblicata da Repubblica di una lettera spedita dalla Curia agli oltre 6mila insegnanti di religione della diocesi ambrosiana per conoscere le scuole nelle quali siano stati trattati temi legati all'omosessualità e all'identità di genere. Ieri il comunicato ufficiale della Curia che dopo aver chiesto scusa per una formulazione «inappropriata», spiega che nelle intenzioni non c'era nessuna volontà di mancare di rispetto, ma solo l'esigenza di una formazione per poter presentare la visione cristiana della sessualità».

La conclusione di una vicenda esplosa dopo che il documento era stato girato da qualche insegnante alle associazioni Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) provocando la reazione di parlamentari del centrosinistra che avevano annunciato esposti e interrogazioni al ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, alla delegata alle Pari opportunità del governo Renzi Giovanna Martelli, al dirigente dell'Ufficio scolastico della Regione Lombardia e perfino all'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali. Con Bagnasco pronto a sottolineare come «la vita dei nostri sacerdoti e il comportamento del clero abbiano una storia e una tradizione appassionata e consolidata di vicinanza alla gente che non guardiamo da lontano con un binocolo».

Non abbastanza per evitare la bufera. «Cari colleghi - si leggeva nel testo inviato da don Gian Battista Rota, responsabile del Servizio insegnamento religione cattolica dell'Arcidiocesi - come sapete in tempi recenti gli alunni di alcune scuole italiane sono stati destinatari di una vasta campagna tesa a delegittimare la differenza sessuale affermando un'idea di libertà che abilita a scegliere indifferentemente il proprio genere e il proprio orientamento sessuale». Oltre 6mila i destinatari a cui la richiesta viene spiegata con la necessità di «valutare in modo più preciso la situazione e l'effettiva diffusione dell'ideologia del “gender”». Il tutto per «avere una percezione più precisa del numero delle scuole coinvolte, sia di quelle in cui sono state effettivamente attuate iniziative in questo senso, sia di quelle in cui sono state solo proposte». Ma ieri, a firma di don Rota, la rettifica della comunicazione mandata «da un collaboratore» e «formulata in modo inappropriato e di questo chiediamo scusa». Ma l'intento originario, per la Diocesi «era esclusivamente conoscere il loro bisogno di adeguata formazione per presentare, dentro la società plurale, la visione cristiana della sessualità in modo corretto e rispettoso di tutti».

«È vergognoso - avevano protestato i Giovani democratici di Milano chiedendo a deputati e senatori milanesi un'interrogazione parlamentare - che in una società laica sia ancora permessa un'ingerenza della chiesa nell'educazione sessuale dei più giovani di tale portata».

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