Cronaca locale

«E Johnny prese il fucile» anatema contro la guerra

(...) a un respiratore. Qui le due versioni - cinematografica e teatrale - divergono per motivi tecnici. Il primo continua a raccontare le sofferenze del soldato Joe, il secondo amplifica i pensieri di questo avanzo umano che nel libro e nel film era riuscito a far capire soltanto alla sua infermiera di essere ancora in possesso delle proprie facoltà mentali.

La versione in scena al Litta sarà un monologo, in cui il pregresso viene solo evocato. Joe racconterà allo spettatore le sofferenze della propria situazione e l'irreversibilità delle sue condizioni, attraverso un microfono binaurale che consegnerà all'ascolto del pubblico ogni respiro e pensiero del protagonista. Per questa ragione, in sala, tutti saranno collegati da un'audio cuffia, attraverso la quale ascoltare voci, sospiri e rumori prodotti sul palco in una combinazione di strumenti che crea una sorta di immagine acustica.

L'adattamento e la regia di E Johnny prese il fucile sono curati da Sergio Ferrentino che dirige un cast di tre attori. Sax Nicosia. Alessandro Castellucci. Deborah Morese. Lo spettacolo ha anche una valena storia precisa e viene portato in palcoscenico in una settimana che- abbraccia idealmente le celebrazioni del 4 novembre, anniversario della fine della Grande Guerra. Vi si può leggere quindi anche il tentativo di inserirsi nell'ambito delle commemorazioni centenarie dell'«inutile strage» attraverso il recupero del romanzo e del film di una delle anime più controverse del cinema americano.

Stefano Giani

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