Cronaca locale

"E se filmassimo la Lombardia come la Sicilia di Montalbano?"

Pino Farinotti: "Così porteremmo sul territorio le produzioni cinematografiche. Intanto pensiamo a un festival speciale"

"E se filmassimo la Lombardia come la Sicilia di Montalbano?"

Ecco Murder Mistery: un poliziotto americano e la moglie in vacanza in Europa diventano testimoni involontari dell'omicidio di un milionario, coinvolto in un intrigo internazionale: è il thriller con Adam Sandler e Jennifer Aniston prodotto da Netflix e girato fra Milano e le sponde del Lario. Lo vedremo quest'anno.

O The Burnt Orange Heresy, diretto da Giuseppe Capotondi con la star Donald Sutherland, storia upcoming del furto di una celebre opera d'arte nell'Italia degli anni '70, girata nella Cernobbio di oggi.

Oppure Aquile randagie, una misconosciuta vicenda degli anni della Resistenza - regia: Gianni Aureli - ricostruita tra Milano, Pavia e le montagne della Valtellina.

Tutti film in arrivo, nel giro di qualche mese. Tutti passati con investimenti pesanti e location importanti dalla nostra regione. Merito? Della Lombardia Film Commission, la fondazione non-profit (i cui soci sono Regione Lombardia e Comune di Milano) che ha come mission promuovere sul territorio lombardo la realizzazione di film, fiction tv, spot pubblicitari e documentari per aumentare la visibilità della regione e favorire lo sviluppo delle imprese locali di settore.

Nel 2018 la Lombardia ha sostenuto 250 produzioni, film di ogni genere e Paese (il fiore all'occhiello della Commissione nel 2007 fu Chiamami col tuo nome, film per il quale Luca Guadagnino scelse le terre e le ville della zona di Crema...). E nel 2019? «Andrà ancora meglio», parola di Pino Farinotti, scrittore e critico (è titolare del «Farinotti», il primo dizionario di tutti i film, inventato nel 1980), e da qualche mese Presidente della Lombardia Film Commission. «Stiamo studiando una piattaforma che abbia i requisiti per attrarre le grandi produzioni. La Lombardia è la regione più europea d'Italia e uno degli scenari più importanti culturalmente ed economicamente, secondo a nessuno, con identità che la pongono sullo stesso piano, magari più in alto di altri motori d'Europa, come la Baviera o la Rhône-Alpes, o la Catalogna».

E così Pino Farinotti e la sua squadra - Paola Dubini, professore di Management all'università Bocconi, il sociologo Francesco Alberoni e Michaela Guenzi, responsabile operativo della Commissione stanno lavorando sul fronte delle idee e dell'attrazione di nuove produzioni. E i progetti sono tanti: «Su un input dell'assessore alla Cultura, Stefano Bruno Galli, stiamo dando forma a una serie tv che racconti la Lombardia, guardando all'esempio della Sicilia del Commissario Montalbano: c'è già una base di sceneggiatura. Ambientazione? Milano naturalmente e poi le montagne lombarde, il lago di Garda, quello manzoniano di Lecco...». E poi c'è un'idea per un'altra fiction, ma è ancora presto per parlarne.

Quello che trapela, invece, è l'idea su cui sta lavorando la Lombardia Film Commission per un «evento» - chiamiamolo così, perché non è un festival né una mostra d'arte cinematografica che finora non si era ancora visto (e che richiederebbe un budget infinitamente minore rispetto a una festa del cinema di Roma, ad esempio). Eccolo: una rassegna a cui concorrerebbero i migliori film europei della stagione, selezionati da un comitato di esperti indicati dalla Commissione. I titoli scelti verrebbero poi rilanciati sulla Rete, dove un pubblico allargato di spettatori decreterà i vincitori. Una vera giuria popolare, insomma... «La formula è quella di una manifestazione capace di pensare l'Unione europea' attraverso il cinema. E riaffermare il ruolo leader della Lombardia, che può permettersi di essere modello, motore e sintesi delle identità del continente». Di nuovo, peraltro, ci sarebbe il fatto che i premi non saranno al miglior film, miglior attore, miglior regista eccetera, ma ai valori espressi dalle singole opere, secondo alcuni temi chiave: Formazione, Orizzonte, Proposta umana, Progetto estetico. A qualcuno piace chiamarlo un festival virtuoso. «Io sto facendo il mio mestiere di creativo - puntualizza Farinotti -. Tutte queste idee vanno considerate una sorta di confezione, magari elegante. Poi c'è la sostanza, che è il bando.

L'auspicio, ribadisco, è che sia all'altezza della regione Lombardia».

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