Cronaca locale

Ecco il Comune animalista "Più diritti a cani e aragoste"

Palazzo Marino chiede di garantire alle bestie "libertà e rispetto". E l'assessore Bisconti vuole dare l'Ambrogino d'oro alle gattare

Ecco il Comune animalista "Più diritti a cani e aragoste"

Sono 80mila i cani iscritti all'anagrafe canina, «solo» 13mila i gatti, cui vanno aggiunti i 15-20mila felini liberi che vivono nelle 800 colonie. A questo proposito l'assessore alla Qualità della Vita Chiara Bisconti ha rilanciato la vecchia proposta del consigliere Pd Carlo Monguzzi di dare l'Ambrogino d'Oro alle gattare, pardon ai tutor delle colonie. Il motivo? «L'Ambrogino ha un valore simbolico - spiega il Garante degli animali Valerio Pocar - ed educativo verso i cittadini che non amano i gatti, e tanto meno le gattare». Sempre firmata Monguzzi la proposta di fare uno sconto o esentare dalla tassa rifiuti per chi adotta un animale al canile municipale. «Per il Comune, mantenere nel canile un cane abbandonato - spiega Monguzzi - costa circa 1300 euro l'anno. In media questa imposta è di 200-300 euro: per il Comune si tratta di un notevole risparmio, per i cittadini che vogliono occuparsi di un cane è un aiuto, ed è un modo perchè più cani possano finalmente trovare una casa».

Per tutelare i milanesi a quattro zampe il Comune ha messo mano al «Regolamento per la tutela e il benessere degli animali» del 2006. L'impianto del documento ruota attorno ai principi etici: «anche gli animali non umani, in quanto esseri senzienti, coscienti e sensibili, hanno uguali diritti alla vita, alla libertà, al rispetto, al benessere, ed alla non discriminazione nell'ambito della specie». Fin qui tutto bene, ma nei punti che seguono diciamo che compaiono dei principi che peccano per eccesso di zelo e mancanza dei senso della realtà. All'articolo 4 si stabilisce che «all'animale da detenzione devono essere assicurate un'adeguata compagnia umana in caso di animali da affezione e nel caso di animali sociali deve essere garantita la presenza e la compagnia di esemplari della stessa specie».

La fantasia dell'assessorato arriva a dettare norme che in città come Milano non sembrano essere contemplate nè attuabili, oltre che impossibili da verificare: «Il Comune vieta, tra i comportamenti lesivi degli animali, di costringerli a rigori climatici ingiustificati per la specie, l'età e le caratteristiche etologiche». Vogliamo parlare degli husky, razza di origine siberiana, che si vede spesso passeggiare nella bollente milano d'agosto? Per garantire il benessere psicofisico dell'animale è «vietato tenerlo in isolamento privandolo dei necessari contatti sociali tipici della specie». I padroni sono obbligati a portare i cani ai giardini perché vedano i loro amici? E guai «a farlo correre troppo»...Ma chi stabilisce la misura adatta? Palazzo Marino entra in casa anche per vietare di «sollevare gli animali per parti del corpo che possano causare sofferenza» e «detenere animali in ambienti eccessivamente rumorosi o in presenza di odori ed esalazioni moleste». E chi vive sopra una friggitoria?

Ma non finisce qui...

gli uffici hanno pensato di normare anche i crostacei: è vietato «tenere crostacei vivi sopra il ghiaccio, bollire vivi i crostacei, che devono essere uccisi prima della cottura, tenere legate le chele, e addirittura uccidere i crostacei nell'esercizio di vendita alla vista di terzi».

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